Ha ritrovato il popolo nerazzurro dei tempi belli. I 75mila per i quali ha scritto la storia. Al momento dell’annuncio del suo nome lo speaker ha rallentato, poi ha scandito: “José Mourinho”, e l’applauso collettivo ha scaldato San Siro. Morale: lo Special One è rimasto re, l’unico romanista uscito vittorioso.
Prima del match diceva “Vamos, vamos” ai suoi, e durante la partita è stato come sempre, pronto a protestare, a scrivere appunti, a fulminare tutti con lo sguardo. Finché al 28’ della ripresa l’emozione non ha ripreso il sopravvento, quando prima la Curva Nord e poi tutto lo stadio hanno intonato il canto: “José Mourinho“ e “Mourinho uno di noi“. A quel punto lo Special One si è sciolto e ha salutato due volte i suoi ex tifosi. Il modo migliore per addolcire la terza sconfitta in 5 mesi contro il passato.
“Il coro mi è piaciuto perché arrivato quando la gente non aveva più paura di noi – dice Mou -. Non all’inizio, ma sul 3-0. Io sono un amico per loro, ma per 90 minuti resto nemico. Volevo vincere. È la mia natura, ma è bello che la gente non dimentichi. È bello sentire che sono benvenuto. Un giorno voglio tornare a Roma e avere una accoglienza simile». Adesso il passato può trovare posto. “Io amo l’Inter e l’Inter mi ama. Ora posso dire che mi piacerebbe che vinca il campionato, anche se io sono pagato per vincere“.
Stavolta, però, non sarebbe stato possibile. “Troppa Inter, è la squadra più forte del campionato. Forte dal punto di vista tattico, tecnico e fisico. Ha tanti “animali” in senso positivo e una grande cultura tattica, se crei un problema lo risolvono. Contro di loro abbiamo perso tre partite, però la Roma è cresciuta. Se avessimo segnato lo 0-1 con Mancini, la partita sarebbe cambiata, così come se avessimo fatto il 3-2 avrebbero avuto paura, ma c’era bisogno di fortuna. Per batterli devono essere o loro in difficoltà o noi perfetti. Invece siamo stati bravi, ma non perfetti, perché a fine primo tempo ci siamo deconcentrati. Comunque, se devo perdere dopo tre mesi, preferisco farlo contro chi è più forte di noi“.
Ancora una volta gli arbitri prendono la vetrina. “Anche se abbiamo perso, a Sozza faccio i complimenti, così come li ho appena fatti a Rocchi. Era una partita difficile per un giovane, ma ha fatto una buona gara“. E così arriva il confronto col match di Napoli. “Se ci fosse stato Sozza, avremmo fatto tre punti. Invece, ammonendolo, Di Bello ha pure deciso di non far giocare Zaniolo in questa gara. In stagione abbiamo avuto arbitraggi tremendi. È la verità e non ne voglio parlare più. Meglio pensare alla Conference. Ora dobbiamo inseguire il sogno della finale sfidando un Leicester con tanta qualità. Nella partita di ritorno, poi, saremo in trecentomila: 70.000 all’Olimpico e gli altri per le strade della città“. Quanto basta per far dire a Mourinho: “Sono orgoglioso della Roma”..
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini
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