Proprio in questi giorni, un anno fa, Dan Friedkin incontrava a Londra quello che il calcio conosce come Special One. Non sappiamo come si concluderà questa stagione, ma una cosa appare certa: José Mourinho ha cambiato la Roma, ricevendo ieri i complimenti dallo stesso Dan. Per capire poi se riuscirà, al primo colpo, a estinguere quella fame di trofei che nell’universo giallorosso dura da 14 anni, occorrerà che l’inizio di maggio sia gestito nel migliore dei modi possibili.
Bologna, Leicester, prima di tutto, e poi la Fiorentina indirizzeranno tutti i giudizi. Motivazioni, tattica, infortuni, turnover: la gestione di ogni aspetto potrebbe essere decisivo. Partendo dal primo punto, difficile sbagliare se si ritiene che sul fronte della personalità nessuno come l’allenatore portoghese sappia trasmetterla in tempi rapidi. I primi risultati già si vedono: sul terreno di gioco e fuori.
La Roma spaurita, che a ottobre veniva umiliata dal Bodo, non esiste più. Al suo posto c’è una squadra che sa tenere il campo, sa soffrire e colpire quando serve, proprio come ha dimostrato col Leicester. Il resto lo sta fornendo un appoggio popolare che non si vedeva più da anni.
Domani contro il Bologna e giovedì contro il Leicester l’Olimpico sarà tutto esaurito: 140.000 persone a spingere la squadra verso la conquista del 5° posto in campionato e, soprattutto, la finale di Conference League. Poi lunedì 9 maggio, a Firenze, andrà in scena quella che rischia di essere una sorta di «spareggio» per suggellare la stagione del salto di qualità. E se le motivazioni vengono dall’entusiasmo, la Roma ha già vinto.
Tre partite diverse, da affrontare – come dice lo stesso Mourinho – utilizzando «la testa più che il cuore». Si comincia col Bologna, sulla carta la più semplice, ma per certi versi la più insidiosa. Da Trigoria si racconta che la Roma sia tornata esausta da Leicester, complice anche un controllo di sicurezza più lungo del solito. Ma la squadra di Mihajlovic non fa sconti a nessuno.
Ovvio, però, che verrà all’Olimpico per fare la partita. Quindi toccherà ai giallorossi sbloccare il match per poi giocare negli spazi, come predilige. Il segreto? Far girare la palla velocemente e cercare gli uno contro uno vincenti: il resto verrà da sé. Discorso diverso, invece, quello contro il Leicester. L’allenatore portoghese sa che la squadra di Rodgers difficilmente imposterà la partita come all’andata, assediando la Roma fin dall’inizio. il suo obiettivo sarà quello che i padroni di casa, spinti dal pubblico, lascino dietro la linea difensiva quegli spazi in cui i suoi attaccanti sono abili a muoversi.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini
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