Grazie Roma e grazie Mourinho. Dodici anni dopo l’ultima volta, la Champions dell’Inter nel 2010, l’Italia rivince una coppa europea, la Conference League, e ci riesce ancora per la stregoneria dell’uomo venuto dal Portogallo, in panchina ieri come allora, al Bernabeu nel 2010. È stata una vittoria voluta, sofferta, meritata. José Mourinho e la Roma l’hanno acciuffata con una prestazione molto italiana, vecchia maniera.
In vantaggio con Zaniolo nel primo tempo, i giallorossi hanno resistito alla furia del Feyenoord nei primi 10 minuti della ripresa, quando la Roma è stata a un passo dal cedere, e se l’avesse fatto, chissà come sarebbe finita. Non ha mollato, però, anche perché nei dieci minuti più bui la Roma è stata tenuta viva da Smalling, monumentale nel suo difendere uno contro tanti; da Rui Patricio, decisivo con due interventi strepitosi; e da una discreta dose di fortuna, visto che per due volte il portiere si è salvato con l’aiuto dei legni. La vittoria è giusta, 10 minuti di furia non consentono al Feyenoord di rivendicare nulla, serviva di più. La Roma è stata più squadra e regala un fascio di luce al nostro calcio. Non ci sia chi sminuisca il valore della Conference League: una Coppa è una Coppa, e pesa.
La prima finale di Conference ha confermato quel che si sa da anni. Mou è l’anti-Guardiola, non predica la bellezza, insegue la concretezza, nella notte di Tirana il “vecchio” José ha tirato fuori qualcosa che da sempre è dentro di noi italiani o almeno di molti di noi. Anche questo è calcio e non c’è niente di cui vergognarsi. Il possesso palla è stato del Feyenoord, per 67 a 33 o quasi, ma la Coppa è atterrata a Roma.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – S. Vernazza
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