Nicolò Zanilo torna a parlare e in un’intervista non lesina le risposte:
“L’obiettivo di quest’anno era non fermarsi, riprendere continuità e tornare ad essere un calciatore. Ho segnato 8 gol, che a qualcuno sembrano pochi, ma era da folli pensare che potessi farne 25-30 dopo due anni senza pallone. E poi, abbiamo regalato ai nostri tifosi un trofeo che mancava da tantissimo. Quindi, è andata benissimo“.
Corteggiato dai brand di moda come dai top club del pallone, è con il gol al Trabzonspor, 400 giorni dopo l’ultimo, che Nicolò si è sentito di nuovo lui, NZ22. “Lì mi sono detto: ecco, sei finalmente tornato a giocare“. E con quello al Feyenoord, nella finale di Conference League, ha restituito a Roma l’amore che aveva ricevuto quando era in lacrime e stampelle. In mezzo la prima tripletta della carriera, al Bodo: “La partita perfetta, quella dove ti riesce tutto“.
“Il Mondiale era un obiettivo e sono dispiaciuto, ma sono anche abituato a rincorrere, nel mezzo ci saranno altri obiettivi”. Rincorrerà Mancini e il futuro. Fosse per lui, il futuro se lo mangerebbe a morsi. Ma la vita gli ha già insegnato che è meglio stare schisci, come dicono a Milano.
Mourinho gli ha anche insegnato a guardare la partita dalla panchina senza fiatare, mordersi la lingua e correre in campo (di allenamento!) a lavorare di più. Quindi, se prima era bravo ora è bravo, anche a rispondere. Soprattutto se si parla di mercato: “L’interesse delle grandi squadre mi fa piacere: se pensano a te vuol dire che vali. E questo no, non mi distrae né mi fa montare la testa. Piuttosto mi alleno ancora più motivato: voglio dimostrare che sia giusto essere accostato a questi top club“.
Che sono Juve, da un bel po’. E poi Milan. E anche Newcastle. Chissà. La Roma non lo molla così facilmente, chiede 65 milioni cash e senza contropartite. E lui non andrebbe via a cuor leggero: “Se dovesse succedere, mi mancherebbero tante persone, non solo Abraham“.
Il paragone con Dybala, quasi lo imbarazza. “Mi sembra anche eccessivo essere paragonato a lui. Lui è unico, un giocatore fantastico, fortissimo. Vediamo. La vita è imprevedibile, non si sa mai cosa succede. Io mi alleno. E aspetto“.
Dybala è quello che è corso a consolarlo la prima volta che Nicolò è finito in barella, in quel Roma-Juve del 12 gennaio 2020, crociato rotto. Ma il suo idolo, quello con cui sognava di giocare perché sino a un anno fa gli era riuscito solo alla Play, si chiama Ibrahimovic. “Ecco, tra gli obiettivi raggiunti in questa stagione c’è la nostra partita insieme, che hanno vinto loro 3-1, ma che per me è stata comunque bellissima. Io ho coronato un sogno. Non ho avuto il coraggio di avvicinarmi, mi sono vergognato… Ma l’ho studiato da lontano: per l’approccio alla partita, per come si muove da leader carismatico, Ibra è un fenomeno. E sono contento che abbia vinto lo scudetto, lui ha riportato in alto il Milan e se lo meritava. È l’ultimo? Se lui ha ancora voglia…”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – S. Gentile