Il cuore è ancora caldo così come, secondo chi l’ha visto, anche il piede. A 37 anni, David Pizarro non ha placato la sua fame di calcio, tant’è che – nonostante i rapporti burrascosi coi «suoi» Santiago Wanderers che lo hanno fatto fermare sei mesi – presto rimetterà le scarpette. «Sì, ricomincio a giocare. Sto valutando offerte anche qui, ma in Italia tornerei di corsa. Il vostro campionato lo seguo sempre».
Visto che è stato a Trigoria solo pochi giorni fa, a questo punto ci dica come va a finire il «suo» derby tra Udinese e Roma… «Trasferta dura per la Roma. La squadra di Delneri gioca meglio del Genoa e ha dei giocatori davvero bravi, tipo Samir e Fofana. Non vedo pareggi: o vince l’una o l’altra. D’altronde il livello del campionato è sceso Ai miei tempi anche le piccole avevano almeno un ottimo giocatore e prendere un punto fuori poteva andare bene; ora se non vinci sempre non va bene».
E allora ci faccia il podio a maggio della Serie A… «Purtroppo vince la Juve, poi – anche se il Milan sta facendo bene – se la vedranno Roma e Napoli. A me Sarri piace tanto».
Come ha ritrovato la Roma? «C’è armonia. Apparentemente avrebbe tutto per vincere. Spalletti poi è il numero uno per fare gruppo. L’ho trovato cambiato nella comunicazione: prima andava a testa bassa, ora la gestisce meglio. Il suo gioco, poi, è sempre bello».
Ma dice che gli manca un Pizarro: Paredes può farcela? «È un ragazzo che potrà essere importante, però per come vogliono fare partire il gioco da dietro, la Roma ha bisogno di un giocatore: Verratti».
Con un investimento così Spalletti rimarrebbe in giallorosso? «È una situazione complicata. Nel rispondere su un suo addio è stato onesto: lui è un professionista, ma è davvero attaccato alla Roma. Tante volte, quando mi veniva a trovare a Firenze, mi parlava della Roma. Si capiva che ci teneva a provare a vincere lo scudetto coi giallorossi».
Lei ci è andato vicino anche con Ranieri, nel 2010… «Non me ne parli: morirò con quel dispiacere. In quella partita con la Samp dovevamo fare 4 gol, poi invece alla fine perdemmo (2-1). Negli undici non eravamo inferiori all’Inter del Triplete e giocavamo meglio. Certo, se poi loro segnavano non li raggiungevi mai».
Lei e Ranieri non vi siete amati… «Solo l’ultimo anno, perché pensava che non giocassi perché ce l’avevo con lui. Io invece avevo davvero problemi al ginocchio. Ma adesso sono felice che col Leicester abbia vinto e lui sia stato premiato come migliore allenatore».
Oltre al 2010, qual è stato il suo rimpianto più grande? «Le semifinali di Europa League con la Fiorentina contro il Siviglia, nel 2015. In campo avevo la sensazione che potevamo farcela e invece finì male».
Quali sono le squadre più forti in cui ha giocato? «Udinese, Roma e Fiorentina. Sono un romantico. A me piace il bel calcio, l’allenatore che dice: “Andiamo a fare gol”. Ma è ovvio che Inter e City erano squadre formidabili, bastava vedere gli allenamenti. Ma sono stato fortunato, ho avuto tecnici bravissimi come Spalletti, Montella, Mancini».
E i giocatori più forti che ha avuto come compagni? «Figo, Veron, Yaya Touré e Totti».
A proposito, ma lei che ha capito: Totti smetterà a maggio? «Macché. Per me continua».