Il ritiro in Algarve ha dato modo a Mourinho di unire ancor di più quella che ormai lui definisce la “famiglia”. Dodici giorni insieme per permettere ai nuovi d’integrarsi e a lui di valutare ulteriormente la rosa. Non che non avesse le idee già chiare ma 4 amichevoli, pur dovendo considerare i carichi di lavoro e i fisici diversi degli interpreti, sono state utili per fare un’ulteriore analisi.
In primis: se la Roma vuol continuare a difendere a tre, quattro centrali sono pochi. E non è quindi un caso che lo Special – giocando sul quel filo sottile che lega il silenzio ai segnali lanciati in campo – abbia spesso fatto giocare nella linea dei tre un calciatore che centrale non è (Calafiori, Bove e per ultimo Viña).
Questo gli ha permesso di rendere pubblica la sua richiesta. In tal senso sono in atto riflessioni sullo svincolato Zagadou. Anche se prima bisogna cedere gli esuberi (una decina).
Per ora José non si può lamentare. Il blitz orchestrato insieme ai Friedkin, messo poi in atto da Pinto, gli ha già regalato una grande…Joya. Bastava vederlo nei primi giorni di ritiro: serio, corrucciato, visibilmente preoccupato per un mercato che non riusciva in nessun modo a decollare. Poi, quando Dybala ha aperto alla Roma e in 48 ore il tecnico ha avuto il suo top player, è diventato un altro.
A tal punto che qualche tifoso ha avuto anche modo nei giorni successivi di accedere al campo, sino a quel momento blindato.Ora a Roma gli Special sono due: uno in panchina, l’altro in campo. Proprio per questo motivo, il portoghese non ha voluto accelerare i tempi. Paulo è stata un’occasione che il club è stato bravo a cogliere. Ma ora serve portarlo in condizione. Nel frattempo José si coccola Dybala come un figlio.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina