Due allenatori di successo, con un passato colorito, per usare un eufemismo, nei rapporti personali: la versione originale e il Mou italiano. Personalità forti, uomini spesso divisivi: o di qua, o di là. E a un certo punto, di qua uno e di là l’altro. Ora, complice il tempo che passa e le strade che divergono, è tornato il sereno. Il bilancio, per la cronaca, è a favore di Conte: 4 successi, 1 pareggio e 2 ko nei 7 precedenti.
I due hanno condiviso ben tre panchine di prestigio: Inter, Chelsea, Tottenham. Conte è stato il primo coach a riportare l’Inter al successo in campionato, dopo il celebre Triplete mourinhiano, datato 2010. Undici anni dopo, nel 2021, sotto la guida di Antonio, il club nerazzurro è tornato a vincere la serie A.
Conte, di sei anni più giovane saranno 53 domenica, auguri -, sbarcò nel 2016 al Chelsea, sette mesi dopo l’esonero di Mou, messo alla porta dai Blues nel dicembre 2015, dopo la sconfitta con il Leicester di Claudio Ranieri. E ancora Conte è stato arruolato dal Tottenham sette mesi dopo il licenziamento incassato negli Spurs da José, alla vigilia della finale di Coppa di Lega. Il colpo basso di Daniel Levy servì a ben poco: il 25 aprile 2021 il Manchester City di Guardiola vinse 1-0.
Tra Mou e Conte è tornato il sereno, ma tra l’ottobre 2016 e la primavera del 2018, ci furono scintille. Il primo scontro avvenne sul campo, il 23 ottobre 2016, in occasione di Chelsea-Manchester United. Un pomeriggio trionfale per i Blues: 4-0, con le firme di Pedro, Cahill, Hazard e Kanté.
Mourinho non gradì l’esultanza sfrenata del collega dopo il quarto gol: “Così non si fa, hai esagerato. Un gesto come quello andava fatto dopo l’1-0, non dopo il 4-0″. Replica di Conte: “Ho sollecitato il pubblico ad applaudire perché si sentivano solo i tifosi dello United. Sono stato calciatore e so come comportarmi. Da parte mia rispetto tutti“.
Da allora, complice la mediazione dietro le quinte di alcuni addetti ai lavori, c’è stata un’opera di paziente ricucitura dei rapporti. La stima professionale in realtà non è mai mancata. È stato uno scontro tra personalità forti e divisive. Ritrovarsi da avversari in Israele, in una nazione dove la pace resta un problema, potrebbe essere una buona occasione per stringersi la mano e mettersi definitivamente alle spalle il passato.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina