Alle 14.00, il General Manager della società giallorossa, risponderà alle domade dei giornalistì sul mercato appena conclusosi:
È stato un grqnde mercato per la Roma. Vi prendete la responsabilità di dire la Roma è da scudetto?
“Avete consegnato all’allenatore un instant team. È il momento di prendersi la responsabilità di dover lottare per lo scudetto?
“Innanzitutto volevo ringraziare tutte le persone che hanno lavorato con me. Fare il mercato sembra più divertente, ma per noi sono tre mesi pesanti, tutte le persone che hanno aiutato, i miei ragazzi dell’ufficio stampa, volevo ringraziarli per questo sforzo. Penso che la squadra sia migliorata, non ho dubbi, ho detto dal primo giorno che l’obiettivo era questo. La squadra è più forte, con soluzioni e qualità. Non sono d’accordo sulla definizione di instant team, la Roma è la quarta squadra più giovane della Serie A, la strategia è stata sempre creare spazio per i giovani, come Faticanti, Volpato, Missori e Keramitsis, abbiamo bisogno di un equilibrio, non possiamo portare solo scommesse come Tammy, Svilar e Celik, ma abbiamo bisogno di giocatori esperti come Paulo, Belotti e Wijnaldum. Siamo riusciti a diventare una squadra più forte, ma sempre col nostro valore più importante che è la leadership dell’allenatore, che ha fatto diventare buoni giocatori grandi giocatori, ha avuto un processo di crescita importante coi giovani, abbiamo portato giocatori più bravi e ci aspettiamo qualcosa di meglio della scorsa stagione. Mai parlare di scudetto, non vogliamo nasconderci ma come ho sempre detto faccio fatica a pensare a maggio quando siamo ancora a settembre. Per voi il mercato condiziona l’80% del successo sportivo, per me non è così, il nostro focus deve essere credere di poter vincere ogni gara”.
Per la terza estate la proprietà non ha venduto i migliori. Zaniolo è stato chiamato in causa come possibile partente. Quanto è stato vicino Zaniolo ad andare via? Come gestirete il possibile rinnovo? “Non è mai stato vicino alla partenza. Oggi è finito il mercato, come ho spiegato tante volte era una stagione di ripartenza per Nicolò, questa stagione sarà migliore, non è mai stato un problema, è un ragazzo giovane, sta bene, è felice. L’obiettivo principale ora è recuperare dall’infortunio. Io sono giovane, ma ho esperienza: ho chiamato Vigorelli per dirgli che dovevamo calendarizzare gli incontri”.
I giornali danno la Roma come regina del mercato. Sembra che l’impegno finanziario sia stato scarso ma non è vero. Siete preoccupati per il fair play finanziario e che l’UEFA possa fare due pesi e due misure? “Sul FFP penso che il club avrà il tempo giusto per parlarne. È un tema troppo serio, ogni tanto parliamo senza la profondità che serve. Il FFP è stato creato per aiutare i club e non per danneggiarli. Quello che ho in testa è il progetto Friedkin che è più importante, e in questo progetto la sostenibilità è molto importante. Non possiamo legare i milioni alla qualità, non abbiamo speso soldi per prendere Dybala ma la qualità c’è. Dobbiamo cercare di migliorare la squadra, ma sappiamo che la Roma aveva un’eredità pesante e abbiamo un percorso da fare per creare questa sostenibilità. Per me questi paletti non sono un problema, lo sapevamo dal 1° giugno. Quello che voglio fare è diventare la squadra più forte, creare una politica di meritocrazia, dare spazio al settore giovanile e spero che queste limitazioni possano sparire, significa che avrò fatto bene il mio lavoro. Il mio obiettivo è che il prossimo DS abbia una vita più facile. Delle sanzioni parleremo al tempo giusto”.
Ha fatto un grande lavoro con le cessioni. Basterà per arrivare al paletto del costo del 90% rispetto ai ricavi? 0“Non voglio che questa diventi la conferenza del FFP, è un tema importante, avremo tempo. Voglio dire che per me non è una scusa il FFP, è una cosa che dobbiamo fare, è un obiettivo che abbiamo. Siamo più vicini agli obiettivi, ma non è finita. Quando i club firmano il settlement agreement sono contratti di 3-4 anni, ma questo non ha impedito di diventare più forti. Dobbiamo essere bravi, con questi paletti e limitazioni della UEFA a cercare di farlo il meglio possibile. Magari voi avete più informazioni, ma non è normale negli ultimi anni della Roma che la Roma abbia venduto più che comprato. Le persone pensano che la Roma sia andata oltre nel monte ingaggi, non è vero. Abbiamo ridotto di più di 20 milioni il monte ingaggi. Abbiamo una squadra per andare, ma mai verrò qui a dire che non abbiamo fatto meglio a causa delle condizioni. Fare il DS è molto diverso da 10 anni fa, oggi siamo costretti a capire una realtà economica, legale, FFP; UEFA, contratti che è molto diversa. Non mi posso lamentare, è la mia realtà, sono contento, penso che abbiamo fatto un lavoro interessante per raggiungere la sostenibilità. Quando andrò via, la Roma avrà una situazione più solida e sostenibile di quella che ho trovato”.
Ha citato Mourinho. Non è facile far venire giocatori come Dybala, Wijnaldum e Matic dopo anni passati nel buio. È merito suo, di Mourinho o dei Friedkin che hanno prospettato un progetto importante? “È essenzialmente merito della proprietà e di Mourinho. La proprietà ha fatto capire di star costruendo un progetto diverso, non parla molto ma ha le idee giuste, non solo nel calcio ma in tutto quello che circonda il club. La Roma è più attraente ora. Poi non c’è dubbio che il ruolo di Mourinho nella capacità di attrarre giocatori è totalmente diverso, sarebbe stupido da parte mia non sfruttare e usare questo. Oggi lui non ha neanche il problema generazionale, ci sono allenatori della sua età che non dicono molto ai giocatori, ma ci sono 20-21 enni che sognano di essere allenati da Mourinho. Non ho dubbi che i calciatori che sono arrivati, tutti loro, abbiano ritenuto importante essere allenati da Mourinho. Lui è al corrente di tutto e non c’è alcun dubbio che sia essenzialmente merito della proprietà e di suo. Condurre le trattative è solo il mio lavoro”.
Quale dei due aspetti – acquisti e cessioni – le he ha dato più difficoltà? Che voto si dà? “Le persone hanno più entusiasmo con gli arrivi, ma il nostro lavoro è più concentrato in quelli che partono. Abbiamo fatto 57 operazioni, si lavora tanto in uscita. Non mi nascondo, non sono totalmente soddisfatto, ci sono due giocatori che potevamo vendere e che sono andati solo in prestito. Il voto? Sono giovane ma imparo, l’anno scorso ho fatto l’errore a darmi il voto, qualcuno di voi quando i risultati non venivano mi ha un po’… non posso usare un’espressione che conosco, mi hanno preso in giro. Magari dopo Tirana il voto ci stava, ma questa stagione non lo farò. Tutti voi mi conoscete, non lavoro molto sul mio protagonismo, lavoro per le mie idee e il rapporto con le persone. Non ho bisogno delle marchette, di queste cose per avere un grande voto. Il calcio cambia tutti i giorni, oggi siamo fenomenali, domani siamo scarsi. Ci sono dei momenti che avete pensato che ho fatto un capolavoro e pensavo di poter fare di più, ci sono dei momenti che avete pensato che facessi male ed ero soddisfatto”.
Manca un tassello in difesa? Come ha vissuto le pressioni che anche Mourinho metteva? “Sulla pressione, io sono giovane ma ho vissuto tante cose. Ho tre persone nella mia vita: mamma, papà e mia sorella. Mi mettono molta pressione, quando vengo per la conferenza Luca mi ha detto che non ho portato il secondo telefono, gli ho detto che è quello della famiglia. Anche se qualcuno magari legittimamente vuole dire il contrario, ho un grande rapporto con Mourinho. Quello che viviamo qui a Trigoria è un ambiente di famiglia, a me non compete commentare le parole del mister, il lavoro dell’allenatore è difficile, è essere esposto 150 volte all’anno alla stampa. La strategia era definita, cerchiamo di essere allineati con la proprietà. Cerchiamo di fare le cose insieme, tante volte ho avuto bisogno del suo aiuto e le cose sono andate bene. Non funziono molto con la pressione, le persone che mi conoscono sanno che l’unico modo di portare avanti le cose con me è la positività. La pressione non funziona. Non è arroganza, ma credetemi: non leggo la stampa. Vado al ristorante e mi chiedono se prendo questo o quell’altro, mi fa pressione ma perché non posso mangiare. Per quanto riguarda la difesa, non voglio nascondere nulla. Penso sia ovvio, se giochiamo a 3 è normale che potremmo avere un centrale in più. Non ci siamo riusciti, penso che in squadra avremo delle soluzioni che magari non sono ideali, ma ci sta, abbiamo giocatori con qualità che possono fare più di un ruolo. Parlate molto di Mourinho, io parlo di lui come allenatore. Qua a Roma ha fatto vedere con Zalewski e altri che nel momento di difficoltà ha trovato soluzioni. Ci sono giocatori come Karsdorp, Vina e Cristante che possono giocare lì, abbiamo fatto diversi piccoli sforzi per portare giocatori, non possiamo andare avanti così. Le cose sono complesse, più di quello che sembrano”.
A giugno il mercato sembrava fermo e la strategia sembrava quella di prendere Frattesi. Poi si è speso poco per i cartellini, un cambio di strategia. Perché è successo? “È una domanda intelligente, è quello che è successo. Abbiamo una strategia sportiva e una finanziaria. L’obiettivo principale è capire cosa serve per migliorare e una strategia finanziaria per arrivarci. Con tutti questi condizionamenti le cose vanno insieme, quelle che entrano e quelle che escono. Il mercato ha tre mesi, ho capito che avremmo avuto molta difficoltà a ottenere obiettivi finanziari nelle uscite per portare avanti le entrate. Ho capito che magari eravamo capaci di diventare più forti seguendo questa strategia rispetto ad aspettare di vendere. Questo va misurato, sono sicuro che siete stati attenti, tutte le situazioni erano legate: Wijnaldum è arrivato quando è partito Veretout. L’analisi è corretta, nel momento in cui ho capito che avremmo avuto difficoltà a vendere non ho voluto compromettere la società, anche perché quando si trovano le soluzioni creative è un aiuto adesso ma qualcuno paga nel futuro. La stategia sportiva non è cambiata, è cambiata la strategia finanziaria. Frattesi è il mio giocatore preferito della Serie A dopo quelli della Roma. Secondo me sarà uno dei centrocampisti più forti, ma poi siamo nel mercato. Vado da un club, chiedo, il club chiede quello che vuole e io devo rispettare. Ci sono due cose importanti: io non uso la stampa per fare le trattative, è la prima volta che parlo di Frattesi. Poi ognuno fa la sua valutazione, non potevamo arrivarci ed è tutto a posto. Quello che mi dispiace è che ci sono dei momenti che le trattative vengono fatte da soli, la verità è che il Sassuolo è un grande progetto sportivo, le persone che guidano il Sassuolo sono competenti, Frattesi è un grande giocatore ma non abbiamo trovato un accordo perché sono tedesco. Se non ho i soldi, vado avanti”.
Solbakken? “C’è una cosa che è molto importante: non è vero che la Roma ha aumentato il monte ingaggi. Non è difficile capire che risolviamo il problema di Olsen e Fuzato e portiamo Svilar, se la Roma risolve il problema di Florenzi, Santon e Reynolds e prende Celik, se vanno via Diawara e Villar e viene Matic, se non rinnova Mkhitaryan, Sergio Oliveira e va via Veretout non aumenta il monte ingaggi. Non sono il mago della finanza, ma non abbiamo aumentato il monte ingaggi. Se Solbakken non ha firmato ancora, proviamo”.
Ha intenzione di andarsene? Si tratta il suo rinnovo? “Sono felice qui, questa domanda non l’abbiamo preparata (ride, ndr). C’è una cosa, io per venire qui ho lasciato il grande amore della mia vita. Ho una sintonia, un’empatia che è ciò che mi muove. Essere qui con queste persone, con l’allineamento che ho con proprietà e allenatore è ciò che mi muove. Quando ho detto del prossimo DS della Roma, è perché il lavoro che stiamo facendo permetterà alla Roma di avere flessibilità e sostenibilità. Non ho bisogno del rinnovo, sul futuro non ha dubbi nessuno. Chiaro che ognuno fa le sue valutazioni personali. Sono felice”.
Si è defilato un po’ quando si è parlato dei meriti. Qual è stato l’acquisto che l’ha soddisfatta di più? Il rimpianto è più una cessione o un calciatore che non è arrivato? “Il mio rimpianto è nella parte delle cessioni. Cerco di essere una persona metodica, lo sport è l’unica attività commerciale in cui chi comanda sono gli operai. Puoi avere una strategia fantastica, ma se un calciatore non vuole muoversi non si fa nulla. Avevamo almeno 2-3 situazioni, tolta la situazione di Kluivert in cui non è colpa di nessuno, il mio rimpianto è molto più nelle uscite. Mi piacciono tutti, ogni trattativa ha una storia in cui noi andiamo oltre. Sono un DS ma anche un essere umano, quando mi chiudo 3-4 giorni in hotel a Torino per portare Paulo non è una cosa semplice, è difficile per me qual è stata quella che mi è piaciuta di più. Sono una persona molto emozionale, ho sentito che tutti i giocatori hanno perso soldi per venire a Roma. Non sono stato falsamente umile, ma le persone fuori hanno capito che qui sta nascendo qualcosa, i Friedkin e Mourinho sono i principali protagonisti. Non è giusto parlare di una trattativa più importante di altre”.
Ci sono svincolati come Zagadou. Ha parlato di 57 operazioni, cos’è successo con Coric e Bianda? “Io non mollo mai. Abbiamo ancora Belgio, Turchia, Grecia, dobbiamo sistemare queste due situazioni. Bianda e Coric sono vittime di un contesto del passato, non abbiamo trovato soluzioni ma ho ancora speranza di trovarle in questo mercato. Possiamo parlare di Zagadou, di Denayer, questo mercato farà storia su queste strategia di portare il contratto a scadenza. Ne riparliamo”.
Tornando al contratto di Belotti, è un anno con opzione per altri due. C’è un motivo particolare? “La verità è che siamo stati creativi in 2-3 operazioni, questa creatività viene dalla necessità. Quando i giocatori accettano è perché si sentono comodi, non è importante 1+2 o 2+1, ci sono cose che sembrano negative, la verità è che sono dettagli della trattativa e dei contratti che non compete a me divulgare. Sono sicuro che Andrea sia felice, che giocherà molti anni a Roma, anche lui ha fatto uno sforzo per venire a Roma, il mio compito è renderlo felice, il contratto non sarà mai un problema”.
C’è una trattativa per i rinnovi di Cristante e Spinazzola? “Se non ricordo male l’anno scorso mi chiedeste se con l’arrivo di Tammy avremmo potuto avere problemi in 6 rinnovi, dopo un anno continuiamo a parlarne. Quando cominciamo ad arrivare a fine contratto se ne discute, ma al tempo giusto. Bryan sa perfettamente cosa pensa di lui la società, al di là di essere un grande giocatore è un grande professionista, farò tutto il possibile perché lui rimanga qui, fatemi riposare un po’, è stato pesante. Tu lanci questa cosa, poi vengono i procuratori e io non posso riposarmi”.
FONTE: Redazione Tuttoasroma – R. Molinari
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