Commentare la grottesca sconfitta di Udine con un laconico “alla Roma questo bagno di umiltà farà bene”, non porta a nulla di buono e/o di concreto. Così come riconsolarsi in virtù della riflessione che “in fondo, siamo appena all’inizio del campionato” e che quindi “certe cose possono capitare“.
O che addirittura “forse è meglio così, per tornare con i piedi per terra“. Troppo comodo, troppo facile, troppo fuori fuoco. A Udine la Roma non ha perso la partita: ha perso la faccia. E certe figuracce, in estate o in inverno, non possono, anzi non devono essere tollerate. Il ricordo che i primi due gol friulani sono stati autentici regali non può essere una giustificazione, se mai un’aggravante.
Ci sono stati errori (orrori?) individuali da oratorio e, tranne un paio di eccezioni, prestazioni dei singoli a livello di Lega Dilettanti. La Roma – staff e squadra – ha sbagliato tanto, troppo. Tutto, quasi. E ha portato a casa la sconfitta più pesante in campionato della gestione Mourinho.
Parlando di pallone, la gara di Udine ha confermato per l’ennesima volta che Cristante e Matic non possono giocare in tandem. O l’uno o l’altro, essendo simili. E, partendo da qui, scatta una considerazione più profonda: avendo giocatori tecnicamente diversi rispetto alla passata stagione, è giusto seguitare a giocare tatticamente come l’anno passato? La Roma, per fare un esempio, può continuare serenamente a proporre tre attaccanti e mai tre centrocampisti? Il dibattito è aperto, a Mou spetta il compito di tirare le somme.
FONTE: La Repubblica – M. Ferretti