Non sono passati neanche cinque giorni e l’ammonimento di Roma-Monza si è immediatamente verificato: «Il problema – puntualizzavamo nel commento tattico della sfida della scorsa settimana in riferimento alle difficotà iniziali della Roma col Monza – si riproporrà nelle partite in cui la Roma faticherà ad alzare le sue pressioni e anche ad impostare una manovra pulita attraverso rotazioni o ricerca o ricerca sofisticata di linee di passaggio, e un eventuale gol subito potrebbe spingere a dare delle valutazioni negative delle prestazioni della squadra. Sarà bene ricordarselo quando accadrà perché quella rappresenterà probabilmente l’eccezione all’interno di un progetto studiato a tavolino dall’allenatore portoghese che resta quello di rendere la squadra giallorossa impermeabile agli attacchi avversari e capace però di un onda d’urto impressionante quando se ne può liberare ogni potenzialità».
Non è vanagloria ciò che ci ha spinto oggi a riproporre un brano dell’ultimo TatticaMente, quanto la necessità di spiegare per quale motivo dopo la sconfitta di Udine non siamo tra quelli che ritengono particolarmente preoccupante la questione.
Dobbiamo partire però da un presupposto: quali sono le reali potenzialità della Roma? Perché forse l’errore è proprio quello di essersi già sentiti più bravi di tutti. No, la Roma non è ancora squadra come lo sono Milan, Inter e Napoli. Anche a livello di individualità, soprattutto in un momento in cui le sono venuti a mancare due dei giocatori individuati da Mourinho come insostituibili titolari (Zaniolo e Wijnaldum), persistono ancora delle differenze.
Che cosa ci si aspetta, dunque, da Mourinho? Qualcuno può pensare che il portoghese punti tutto sul gioco, sulla costruzione dal basso, sulle linee di passaggio sofisticate e sui tagli offensivi che liberano in continuazione nuovi livelli di giocata per dominare il possesso palla e battere attraverso lo spartito qualsiasi avversaria? Se qualcuno lo pensava forse vive su Marte, non su un pianeta, quello calcistico, dove le carriere degli allenatori difficilmente nascondono sorprese.
La maggiore qualità di Mourinho, partendo dal tipo di calcio che indubbiamente piace a lui (e che è sicuramente piaciuto a quasi tutti tifosi delle squadre in cui ha militato) è quella di attirare (in questo caso a Roma) il più consistente numero di campioni possibile che lui poi è davvero un asso a gestire.
Un po’ quello che si sapeva di Allegri, ma a differenza del toscano Mourinho ha avuto un merito non indifferente nelle ultime stagioni: non si è nascosto dietro le proprie convinzioni e si è aperto alle novità, probabilmente anche per via di uno staff in continua evoluzione che gli fornisce evidentemente anche spunti innovativi.
Tutto questo per dire che nella serata in cui ti vai a confrontare con una squadra di grande forza fisica e dinamismo, e di non secondarie qualità tecniche in diversi dei suoi elementi, per vincere devi evitare assolutamente errori tipo quelli che hanno consentito all’Udinese di ritrovarsi nel doppio vantaggio dopo un’ora di gioco.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco