Tutto sta a valutare la faccenda dalla giusta angolazione. La Juventus, in sostanza, è davvero in crisi? E il campionato si è realmente riaperto, dopo il ko della Vecchia Signora a Firenze? Al di là delle certezze regalate dai numeri, conta anche analizzare il momento tecnico-tattico della squadra di Max Allegri. Che, tanto per ricordarlo, sarà pure in difficoltà per via delle quattro sconfitte in 19 gare (che sono esattamente le stesse della passata stagione, chiusa con il quinto scudetto di fila) ma continua ad avere il maggior numero di vittorie (15/18) e la miglior difesa (16 reti al passivo: troppe, comunque, dando un’occhiata al recente passato) del torneo. Eppure, la Juventus non sta facendo la Juventus che un po’ tutti avevano pronosticato in estate. Cioè, quella che a gennaio avrebbe già messo in cassaforte il sesto scudetto consecutivo. È vero, e non ce ne vogliano i tifosi del Crotone, che il vantaggio sulla seconda, la Roma, deve essere calcolato +4, ma al di là di questo i bianconeri non sembrano padroni assoluti del campionato. E i quattro ko dopo un impegno infrasettimanale sono un indizio da non sottovalutare per il futuro. Pensieri e parole legate a doppia mandata ad una rosa che si sta rivelando meno completa di quanto si era ipotizzato, con un evidente deficit di qualità a centrocampo.
DEFICIT TECNICO – E, di certo, non colmato con l’ingaggio di un muscolare come Rincon. Pjanic fatica a prendere per mano la squadra e se/quando Dybala non fa il mago la manovra raramente decolla sul piano tecnico. Ecco perché chi sta dietro può, anzi ha il dovere di guardare un po’ più in alto. La nuova Roma di Luciano Spalletti, quella che segna con il contagocce ma che ha blindato la difesa, ha tutte le carte in regola per giocarsela fino in fondo. A patto, però, che la dirigenza riesca a perfezionare un organico che, nonostante mille attenuanti (infortuni, coppa d’Africa, etc etc), ha bisogno di migliorare sia in qualità che in quantità. Spalletti, sotto questo aspetto, è stato chiaro, ma il club avrà la forza (economica) per accontentarlo? A livello di rosa, sembra stare meglio il Napoli che, preso Pavoletti, ha recuperato anche Milik. La forza del gioco di Maurizio Sarri, inoltre, non si discute: è un fattore assoluto. Così come la bontà del lavoro di Simone Inzaghi alla Lazio: viaggiare alla media di 2 punti a partita è sicuramente un bel cammino, guastato – però – dal pessimo rendimento negli scontri diretti con le migliori del campionato. Nessuno ad Inzaghi chiedeva di vincere lo scudetto, e centrare il podio del campionato sarebbe già un ottimo risultato. Discorso più o meno simile per il Milan, non per l’Inter. Il tutto, ovviamente, legato ai diversi investimenti operati delle due società. Se Vincenzo Montella porterà i rossoneri in Champions, avrà compiuto una vera e propria impresa; se ci riuscirà Stefano Pioli, invece, sarà solo un atto dovuto e, forse, addirittura un po’ deludente.
IL RISCHIO – Al di là del valore delle prime della classe, l’andamento dell’intero campionato potrebbe essere condizionato dal comportamento di tutte quelle squadre che, da qui al prossimo mese, non avranno più nulla da chiedere al torneo. Cioè, quelle squadre che, comunque andranno le cose, non arriveranno mai in Europa e che avranno problemi legati alla zona retrocessione. E, date un’occhiata, non sono poche: quasi la metà del lotto delle partecipanti. Qui non si sta accusando nulla e nessuno, e non si ipotizza niente;ma se uno è più debole e in più non ha più nulla da chiedere al campionato, difficilmente centra l’impresa. Restiamo in attesa di smentite, sul campo.