Il ritorno tra i convocati della Francia e la nuova opportunità al Marsiglia: Veretout si racconta in esclusiva a GOAL. I numerosi infortuni nella Nazionale francese hanno costretto Didier Deschamps a convocare alcuni nuovi giocatori, tra quelli che aveva già chiamato in passato. Uno di questi è Jordan Veretout che, a causa del poco minutaggio, ha lasciato la Roma per andare al Marsiglia. Il centrocampista si è raccontato tra l’esperienza con Igor Tudor e le sue ambizioni legate alla Nazionale francese e ai Mondiali.
Con il tua arrivo all’OM si è aperta una nuova pagina della tua carriera. Com’è nata quest’opportunità? Cosa ti ha attratto del progetto? “Eravamo in trattativa con il Marsiglia da molto tempo. Volevo qualcosa di diverso dall’Italia e tornare in Francia. Anche gli ultimi mesi con la Roma sono stati difficili sotto certi aspetti e avevo bisogno di cambiare aria per continuare a crescere. Quando l’OM mi ha contattato, ho deciso subito di partire, soprattutto perché avrei giocato in Champions League con uno stadio pazzesco. E’ fantastico!”.
L’ultima convocazione nei Blues risale a novembre. Ci speravi? E la Coppa del Mondo? “Naturalmente ci speravo. Sono venuto a Marsiglia per giocare la Champions League e per mettermi in mostra. La Coppa del Mondo? È una cosa che ho in mente, ma devo fare di più, perché per il momento non va male, ma non è abbastanza. Mancano ancora due mesi a questa competizione e voglio dare tutto per esserci”.
Ritieni di essere stato richiamato per il tuo dinamismo, per la tua esperienza in Nazionale o per le tue prestazioni d’inizio stagione? “Credo di essere qui soprattutto grazie al mio passato e alle mie due ottime stagioni in Italia. Con il Marsiglia ho giocato alcune buone partite, ma non erano tra le migliori. Devo ancora superare questa fase perché c’è molta concorrenza nella nazionale francese, come al Marsiglia”.
Dici che non è “abbastanza”, come giudichi le tue prestazioni dall’arrivo a Marsiglia? “In effetti, non è ancora sufficiente. So di poter far meglio. Ma adattarsi non è sempre facile e quando si sa di avere la possibilità di partire, la preparazione è diversa. Anche se si cerca di rimanere concentrati nella propria testa, si pensa molto e non ci si prepara in maniera adeguata. Ricordo le mie prime partite a Marsiglia, le ho finite con i crampi, cosa che non è mia abitudine. È giocando le partite che si recupera”.
In quali aspetti speri di migliorare nelle prossime partite? “Voglio assumermi maggiori responsabilità. Inserirmi e spingermi più in attacco, anche se il sistema di gioco è difficile per noi centrocampisti, perché dobbiamo attaccare e anche difendere molto, dobbiamo associare difesa e attacco. Penso che facciamo un ottimo lavoro in mezzo, ma dobbiamo anche cercare di trovare questi passaggi in avanti per mettere i nostri attaccanti in buona posizione”.
Non deve essere facile giocare una partita così impegnativa quando la preparazione è stata breve… “A volte è un po’ frustrante perché vorrei fare di più, ma il fisico non mi segue. È difficile anche se mi sento sempre meglio. Devo dimostrare quello che so fare: essere rilassato e assumermi le mie responsabilità”.
Puoi raccontarci l’esperienza con Igor Tudor e il tuo ruolo nel Marsiglia? “I suoi requisiti sono proprio la necessità di vincere i duelli, di correre, di pressare e di ripiegare rapidamente per aiutare i compagni in difesa. E poi, quando hai la palla, devi proiettarti in avanti. Con i terzini che vanno in alto e mettono i cross. Noi centrocampisti dobbiamo far da collegamento tra la difesa e l’attacco. Quando un difensore si avvicina, dobbiamo stare attenti a coprire il suo spazio. Il nostro ruolo è anche quello di fluidificare il gioco da sinistra a destra, da destra a sinistra con i nostri terzini, che sono molto alti. Cerchiamo di animare il gioco, ma siamo soprattutto in compensazione. Siamo giocatori ombra. È un ruolo che conosco bene e che apprezzo molto”.
La versione migliore di Jordan Veretout arriverà prima della Coppa del Mondo? “Sono in crescita. Fisicamente mi sento sempre meglio. Eccomi qui, ma non sono qui per fare il timido, bensì per lasciarmi andare. L’obiettivo è essere libero e giocare il mio calcio. Naturalmente si tratta di un insieme di cose. Prima di tutto bisogna fare buone prestazioni, ma è vero che con questo dinamismo posso giocare in diverse posizioni a centrocampo. Posso avanzare, difendere e fare da mediano”.
Un anno fa José Mourinho ti ha dichiarato incedibile e oggi sei al Marsiglia. Cos’è cambiato? “Ho trascorso tre stagioni alla Roma, di cui due e mezzo ad altissimo livello. Sono stato molto contento e sono stato bene in campo. Poi gli ultimi sei mesi sono stati complicati, lui (Mourinho) ha ruotato, ha avuto altri giocatori a disposizione e ha anche abbassato Mikhitarian. E’ sempre difficile quando si passa da un titolare a un sostituto. Ho dovuto cambiare anche questo. Ho 29 anni e voglio giocare a calcio. Quando il Marsiglia è venuto a presentarmi il suo progetto, volevo assolutamente andarmene anche se Mourinho voleva che restassi, ma ha capito la mia scelta di partire, di tornare in Francia, anche per la mia famiglia”.
In Italia, la vostra ultima stagione è stata fatta di alti e bassi. Come ne siete usciti?“All’inizio è difficile, ma bisogna accettarlo per dimostrare all’allenatore, durante l’allenamento, che ha sbagliato le sue scelte. In questo periodo ho imparato che lo status di titolare indiscusso non esiste e che bisogna combattere e andare ad allenarsi con lo stesso stato d’animo di quando si gioca. Penso che sia anche il modo in cui ho concluso la stagione”.
Anche se la Conference League è stata snobbata da alcuni… “Ho sentito molte persone dire: “È una coppa di legno”. È pur sempre una coppa europea. All’inizio si è lì, si gioca, ma più le partite vanno avanti, più si gioca per vincere. E alla fine, vincere con la Roma, che non vinceva un trofeo da molto tempo… abbiamo vissuto emozioni enormi con i miei compagni di squadra, con i tifosi. La parata in città, con la folla, è stata pazzesca: sono immagini che si conservano per tutta la vita”.
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FONTE: goal.com