Nel ritiro della Nazionale inglese si è portato dietro le ansie di questa stagione cominciata male. Solo due gol all’attivo per Tammy Abraham, che nelle due partite dell’Inghilterra è rimasto a guardare. Southgate non lo ha chiamato in causa. È tornato a Roma con la carica giusta per dare un senso a questa stagione. La squadra di Mourinho finora ha segnato poco e sul banco degli imputati è finito lui, che appena un anno fa aveva battuto tutti i record dei goleador alla prima stagione in giallorosso.
È cambiato il suo modo di giocare, si trova più spesso spalle alla porta, ma Mourinho gli ha confermato tutta la sua fiducia. A fine stagione si deciderà il suo futuro e in Inghilterra si torna a parlare del possibile ritorno in Premier League, al Chelsea che potrebbe esercitare il diritto di recompra pagando 80 milioni di euro. Il cambio di guida tecnica sulla panchina dei Blues, con l’addio di Tuchel e l’arrivo di Graham Potter, potrebbe favorire il ritorno. Alla fine sarà decisivo il parere del giocatore, che ha sempre detto di essere felice in giallorosso, pur non escludendo un ritorno.
La mano alzata verso i tifosi, poi sul cuore, quasi a chiedere scusa per gli errori contro l’Atalanta, ha ricordato ai meno giovani l’immagine di Carlo Petrini, che a metà degli anni Settanta del secolo scorso fece un gesto simile all’Olimpico dopo una serie interminabile di gol sbagliati.
Le storie dei due centravanti sono completamente diverse, ma Abraham vuole ripartire da lì, da quel rimorso che significa avere un conto da saldare con quei tifosi che lo hanno accolto subito come un beniamino, che hanno cancellato in fretta il ricordo di Edin Dzeko, dal quale ha ereditato la maglia numero nove.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota
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