Ieri finalmente, come preannunciato proprio dal nostro giornale, è stato consegnato lo studio di fattibilità sull’area identificata dalla Roma (e suggerita dal Comune) per la realizzazione del nuovo stadio del club. Un passaggio cruciale, che ha richiesto l’impegno massimo degli uomini della società giallorossa e dei tecnici del Campidoglio. Una giornata quindi fondamentale per la realizzazione del progetto che la famiglia Friedkin ha in testa per la Roma.
Quella crescita costante che si è potuta apprezzare sul piano sportivo con la vittoria della Conference League, e ora sul piano societario in modo chiaro e visibile. La delegazione romanista, guidata dal Ceo Pietro Berardi e composta anche dal General Council Lorenzo Vitali (l’uomo che sta seguendo il dossier insieme al Ceo) e da Lucia Bernabè, consulente speciale proprio per la questione stadio, è stata ricevuta nella tarda mattinata dal Sindaco Roberto Gualtieri, accompagnato dall’Assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia.
Nelle mani di Berardi uno scatolone che testimoniava la corposità dello studio presentato. Che, va chiarito ancora una volta, non si tratta del progetto in senso stretto, ma è “L’analisi e la valutazione sistematica delle caratteristiche, dei costi e dei possibili risultati di un progetto sulla base di una preliminare idea di massima”.
Niente bozzetti o plastici, come avvenuto in passato per Tor di Valle, con cui si è voluta marcare una discontinuità fin da queste prime fasi. E in effetti discontinuità c’è. Anche e soprattutto nei contenuti, non solo nella forma. Perché questo nuovo progetto vede lo stadio non al centro di un più complesso intervento di riqualificazione urbanistica e sociale, come sarebbe stato per l’area dell’ex ippodromo. Qui lo stadio è il progetto, senza altro. O meglio senza altro che non sia funzionale all’impianto. Niente uffici, come si è sempre saputo, ma neanche centri commerciali a contorno dell’impianto, e questa è una novità sostanziale.
L’opera sarà corredata solo da strutture ricettive per il “food and beverage”, cibo e bevande per chi mastica meglio l’italiano, e da un parco nel quale verranno piantati ben 3000 nuovi alberi. Qui la riqualificazione è evidente, ma non a vantaggio della Roma e della sua proprietà, quanto, se non soprattutto, della collettività. Un principio di solidarietà verso la comunità di cui si fa parte caro alla Roma già in numerose altre iniziative.
Quindi lo stadio e niente altro. Addirittura ancora non sarebbe stata prevista un’area museale, da dedicare alle vecchie glorie, alla Hall Of Fame, o ai tanti cimeli che pure a Trigoria da un po’ di tempo vengono (finalmente) raccolti, catalogati e preservati. Su questo aspetto è in corso una riflessione da parte del club, e quindi una decisione in questo senso ancora non sarebbe stata presa.
FONTE: Il Romanista – A. De Angelis
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