Esiliata dalla città. La Roma Femminile fa la storia e raggiunge un risultato sportivo eccellente arrivando alla fase finale della Women’s Champions League, il più importante torneo europeo. Le partite però non si giocheranno nella Capitale, bensì allo stadio Domenico Francioni di Latina. Un fatto che non si sarebbe mai verificato se allo stesso risultato fosse arrivata una squadra maschile.
In questo caso invece si è arrivati a uno “sfratto” frutto di un complesso groviglio burocratico. L’impianto comunale del Tre Fontane, dove la squadra è di casa, non risponde appieno ai requisiti della UEFA: mancano le Torri Faro, i riflettori per illuminare il campo, necessari visto l’orario serale delle gare di coppa.
Il presidente dell’Ati Tre Fontane, Ugo Pambianchi, non può installarli perché il terreno di gioco, ma anche tutti i terreni dove sorgono altri impianti, è di proprietà mista: sia del Comune di Roma ma anche di Eur Spa. “Siamo totalmente favorevoli all’ installazione delle Torri Faro – commenta l’assessore allo Sport Alessandro Onorato – ma serve il nulla osta di Eur Spa”.
Dall’ente, al 90% del Mef e al 10% del Comune, invece dicono che se è vero che l’area è di proprietà mista, il campo di gioco è solo di Roma Capitale. Per mettere fine a questo rimpallo, che da anni blocca anche la realizzazione del Centro paralimpico, il dipartimento Sport ha inviato il 10 giugno una nota a Eur Spa, ma non è arrivata alcuna risposta.
In mezzo a questo groviglio c’è finita anche la Roma Femminile: una sconfitta per una Capitale come Roma, una beffa per il club e per la Roma Femminile di Mister Spugna, che ha iniziato a lavorare ad un’alternativa al Tre Fontane solo dopo la sfida di andata con lo Sparta Praga, arrivando a indicare alla Uefa l’unico stadio adatto, il Francioni appunto.
FONTE: La Repubblica – A. Di Carlo / M. de Ghantuz Cubbe