Dybala, arrivederci a gennaio. La Roma è costretta a fare a meno dell’argentino per una lesione muscolare importante e che dovrà essere trattata con «prudenza e pazienza». Il dottor Claudio Rigo (…) ci ha spiegato, (…9 come la lesione al retto femorale sia più delicata da guarire e quali trattamenti dovranno essere eseguiti affinchè un atleta non abbia ricadute in futuro.
Dottor Rigo, partiamo dal tipo di lesione… «Il retto femorale è uno dei muscoli più delicati da trattare quando vengono lesionati, perché è un po’ ‘traditore’ insieme al bicipite femorale e ai gemelli. Sono tre gruppi muscolari con i quali bisogna usare la maggior accortezza e attenzione nella fase di recupero senza affrettare nulla perché il rischio delle ricadute è sempre dietro l’angolo. Sono lesioni delicate che richiedono prudenza e pazienza. Per le lesioni di grado minimo occorre soltanto la fisioterapia, per le lesioni di maggiore importanza – quindi per avere una guarigione migliore per la cicatrice, e per accorciare i tempi di recupero – può essere utile l’iniezione di PRP»
Cosa sono i PRP? «Un plasma ricco di proteine: si preleva del sangue al paziente, si centrifuga, si prepara e poi il plasma ricco di piastrine viene iniettato nella zona della lesione. (…)».
È normale vedere questo tipo di lesione anche quando si batte un calcio di rigore? «Il retto femorale è un muscolo delicato e particolare perché è biarticolare: passa sopra l’articolazione dell’anca e del ginocchio. È un muscolo quindi che viene messo in tensione sia all’estensione dell’anca sia alla flessione del ginocchio. E quando questi due movimenti sono combinati il retto può soffrire e andare incontro alla lesione. Quindi sì, è possibile infortunarsi quando si batte un rigore perché la biomeccanica del calcio comporta la estensione dell’anca, quindi andare indietro, poi il calcio del pallone fa contrarre il retto che prima si era allungato».
Le tante partite ravvicinate, quindi lo stresso fisico, possono causare una lesione di questo tipo a un calciatore? «Una causa no di sicuro, semmai una concausa che si deve sommare ad altre situazioni di natura biologica, di affaticamento generale del giocatore. Le partite ravvicinate non sono sufficienti. (…)».
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi