Non è (solo) una questione di numeri. Per quanto in allenamento Svilar dia sempre il massimo e più di qualcuno a Trigoria pensi che presto possa arrivare, anche in campionato, il suo momento, il portiere titolare, titolarissimo, della Roma è Rui Patricio.
Nonostante le prestazioni del portoghese non siano brillanti come nella seconda fase della scorsa stagione, Rui era e resta un punto fermo per l’allenatore e i compagni. I numeri, sostanzialmente, sono uguali a un anno fa: 9 gol subiti in 9 partite in Serie A, porta inviolata in 3 occasioni al contrario delle 4 del 2021.
Eppure c’è la sensazione che, tra errori e sfortuna, Rui Patricio non sia, ancora, quello del primo anno da romanista. Non è solo una questione di numeri: non lo aiuta, certamente, la difesa della Roma, intesa come fase di tutta la squadra, meno coperta rispetto al passato.
E non lo aiuta neppure il fatto che il rendimento difensivo non cambi tra Italia e Europa: 12 partite, 12 reti incassate, 90′ senza subire gol contro Salernitana, Cremonese, Monza e Helsinki. Infine, non lo aiuta la concreta possibilità di partecipare sì al Mondiale ma senza essere titolare.
In Portogallo si sussurra che da qualche tempo conviva con un piccolo fastidio alla schiena, ma da Trigoria nessuno conferma e, anzi, Rui Patricio viene descritto come un giocatore molto attenti agli allenamenti personalizzati (yoga compreso) e a tutti quei piccoli grandi dettagli che sono fondamentali per un calciatore di 34 anni.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli