Soltanto due partite giocate titolare in questo campionato, poi qualche spezzone di gara in cui non è riuscito a lasciare il segno e tante panchine che gli hanno tolto l’entusiasmo dei primi giorni nella capitale. Andrea Belotti ha bisogno di rilanciarsi, il Gallo ha bisogno di tornare a cantare, e per lui significa ritrovare un gol in campionato che manca dallo scorso maggio, da quella gara contro l’Empoli nella quale aveva addirittura siglato una tripletta in diciannove minuti.
Vestiva la maglia di quel Torino che ha rappresentato con la fascia da capitano al braccio e che oggi spera di affrontare con la Roma. Non per una voglia di rivalsa nei confronti del suo ex club, ma per una rivincita personale dopo un avvio di stagione non proprio esaltante, con due gol in Europa League e ancora nessuno in Serie A. Una prima volta per lui, visto che in tutta la sua carriera da professionista non era mai rimasto a secco nelle prime quattordici giornate di campionato.
Il problema è soprattutto legato alla mancanza di fiducia in campo. Belotti si applica, ma non riesce ancora a ritrovarsi. Ecco perché questa ultima gara del 2022 vale tanto, tantissimo. Per la prima volta sfiderà il suo Torino, e riuscire a esprimersi come in granata sarebbe un ottimo modo per ricominciare da capo e affrontare la sosta con maggiori certezze Mourinho probabilmente lo lascerà inizialmente in panchina, con la promessa di garantirgli un buon minutaggio nel secondo tempo. Il tecnico sa che per lui questa partita è importante, e sa anche che fargli ritrovare il gol che manca da esattamente un mese (13 ottobre, pareggio col Betis) sarebbe la migliore medicina per aiutarlo a guarire dalle sue incertezze.
L’atteggiamento, in questo momento al centro delle attenzioni in casa Roma visto il recente sfogo di Mou, è sempre stato impeccabile, così come il suo comportamento. È amato da tutta la squadra, ha un ottimo feeling anche con il tecnico e il suo staff. Mai una parola fuori posto, lui che non è abituato a fare la riserva, ma adesso ha bisogno di ritrovare la felicità in campo.
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi