Il tecnico della Roma Luciano Spalletti ha parlato nella Sala Conferenze del Centro Tecnico Fulvio Bernardini di Trigoria per presentare ai media la gara di domani contro il Cagliari, in programma allo Stadio Olimpico alle ore 20:45.
“Oggi solo Florenzi farà allenamento a parte, sono tutti disponibili. Potremmo aprire con un pensiero a quella gente che sta attraversando momenti difficilissimi e a chi li sta aiutando. Il nostro lavoro di oggi e di domani sarà più facile, dopo questo pensiero”.
Ieri Rüdiger ha parlato dell’ossessione della vittoria. Si rende conto di aver portato i giocatori a un livello superiore nella loro testa?
“Non so quello che abbia detto, però prendo quello che lei mi riporta, e dico che io non ho fatto niente. Sono i calciatori a essere professionisti seri, persone che lavorano in modo corretto. Devono saper riconoscere i momenti del loro lavoro, della loro carriera e che questo è un momento importante. Giocare nella Roma è importante, di conseguenza sanno altrettanto che si chiamano momenti perché passano velocemente e per farli durare bisogna comportarsi in un certo modo, per cui è corretto come ha parlato lui e di conseguenza bisogna dar seguito a questa serietà e professionalità”.
Il pareggio di Cagliari è il suo rimpianto più grande?
“Ce ne sono stati di momenti e di risultati, anche quando vinci, da prendere per trovare delle cose che si possono migliorare. È un lavoro costante, continuo. Si dice che nessuno è perfetto. Poi, che vogliamo far loro vedere che non siamo quelli del girone d’andata è vero. Troveremo una squadra in salute, il Cagliari ha vinto contro il Genoa 4-1, ha costretto il Milan a vincere nelle ultime battute a San Siro, Rastelli come tanti ce ne sono nel nostro campionato, e questa è una ricchezza, è un allenatore emergente che fa delle sue qualità di quando era calciatore il modo di far giocare la squadra, fatto di questa velocità, di aggressività che abbiamo anche sofferto all’andata. Ci sono calciatori di livello internazionale, come Bruno Alves, come Borriello, come Isla. Però vogliamo far loro vedere che siamo migliorati”.
All’andata ci colpì l’immagine di quando buttò i pugni sul manto erboso. Quali pensieri c’erano?
“Quell’immagine l’ho rivista stamane in ufficio, era sui due gol sbagliati su quella reazione fatta, voluta, dopo che avevano raggiunto il pareggio. Sono state due occasioni che non abbiamo concretizzato. Mi dispiaceva, nonostante tutto potevamo aver portato ugualmente a casa la vittoria. Riguardandola, e vista la reazione del Cagliari e la nostra conduzione di partita, è stato giusto quel pareggio lì. Probabilmente ne abbiamo tratto insegnamenti, siamo cresciuti”.
Senza Salah la Roma ha vinto 5 partite su 5 senza prendere gol, senza Manolas 6 su 6. Il gruppo è cresciuto? Le strategie di mercato sono state modificate?
“È un po’ tutto, non è fondamentale in una squadra solo un calciatore, se questo diventa la chiave dei risultati diventa difficile condurre un campionato di alta classifica. Dicevamo che non siamo pochi in rosa, se riesci a farli funzionare sono più che sufficienti. Il rischio è averne troppi che non riesci a far funzionare. Questo è un numero corretto, esatto, poi ci sono dei momenti dove se ti capitano 3-4 infortuni tutti nello stesso reparto diventa più difficile. Hanno avuto ragione in quei momenti quelli che dicevano che eravamo pochi. Ora siamo nelle condizioni di poter affrontare anche il periodo difficile. Dice bene il presidente di parlare anche dei nostri e di far loro complimenti, stanno facendo grandi cose. Se ci succede qualcosa non è meglio approfittare di questo momento per mettere a posto il rischio? Se non ci succede niente siamo più che sufficienti. Se capiterà qualcosa di livello importante per potersi inserire e dare un contributo nella qualità, perché numericamente non ci serve, si rischia, se non fa vedere di non essere pronto e quei 10 minuti diventano determinanti per un risultato negativo. Se capita prenderemo un giocatore di livello, se non capita stiamo così, ora siamo anche abbastanza comodi. È riferito a quel mese-40 giorni in cui ci saranno tante partite”.
Un commento alle parole di Sabatini sui quattro centri di potere?
“Io sapevo che ce n’erano cinque. Londra, Boston, Roma, la Spagna e il Torrino-Mezzocamino, dove abita lui. Lui è un centro di potere della Roma. Se la Roma sta facendo questo campionato è perché chi ha lavorato lo ha fatto bene e lui è uno di questi. Poi sono gli altri che devono riconoscere che hanno meriti o no. Noi siamo stipendiati e facciamo un lavoro facile, dobbiamo fare quello che stiamo facendo ora. È quello che tutti si aspettano e che ci è imposto per la professione che facciamo, di centri di importanza ce n’è uno, quello della squadra. Sono importanti loro e basta. Il resto è tutto dovuto, è tutto un dovere per i vantaggi professionali che abbiamo. Se la squadra sta facendo bene è merito anche di Sabatini”.
Nelle ultime otto partite la Roma ha subìto solo due gol. A che punto è Vermaelen?
“Lui è sempre stato ed è sempre nelle nostre valutazioni. Ora, però, siamo un po’ tutti Vermaelen. Sono tutti giocatori del suo livello. Venendo da quella squadra lì e da quell’importanza di calciatore poteva sembrare quello che ci dava qualcosa in più. Ma noi siamo saliti tutti al suo livello. È giusto quello che ci si aspetta, sa fare bene il suo mestiere, ma è una valutazione che va fatta corretta perché gli altri lo stanno facendo bene e lo stanno facendo vedere. C’è bisogno che ci siano tanti calciatori importanti. Ora in difesa sembra anche un gioco, però poi di quei 5-6 centrali puoi tirare a sorte, tutti sono in una condizione eccezionale, tutti danno un rendimento e un contributo eccezionali. Si lasciano stare come sono, continuando a controllare, a vigilare, però abbiamo a che fare con dei calciatori veramente seri. Il nostro compito è facilitato anche lì”.
Se Pogba è costato quel che è costato, quanto vale Nainggolan?
“Mi ha bruciato la risposta. Avrei risposto che vale quanto Pogba. È vero. Radja è un calciatore completo, forte. È una razza di quelle forti, che è abbastanza diffusa nella nostra squadra, la pasta diversa è diffusa nella nostra squadra. Magari in misura diversa, con altre caratteristiche, ma ugualmente di pasta importante. È un confronto che regge, c’è qualche anno di differenza, ma per il valore in campo e per la sostanza espressa in quello che fa, secondo me regge”.
Dei 41 gol segnati in campionato, nessuno è di un difensore.
“Lo reputo una cosa da migliorare, specie se subisci pochi gol è perché hai difensori forti a terra e sul gioco aereo. La seconda è una qualità che si può riversare nell’area avversaria, specie sulle palle inattive, che dobbiamo battere meglio e che dobbiamo sfruttare meglio come forza fisica e come altezza, come chili, come centimetri. Manolas, Rüdiger, Fazio, lo stesso Jesus, Vermaelen, sono giocatori fortissimi di testa. Dobbiamo migliorare questo numero. Ne abbiamo parlato, ci fa piacere che ci venga ricordato”.
Lei ha la sensazione che la Roma sia un po’ più vicina alla Juventus? Dopo Torino ha avuto una reazione molto importante.
“Io ne ho una soltanto di sensazione: noi facciamo sul serio. I nostri calciatori vogliono fare sul serio. La gente si è accorta che facciamo sul serio. Questo si respira, lo conferma il fatto che molti tifosi erano al loro posto, ma anche se non ci fossero. Loro lo percepiscono, lasciano alzare questo vento, che arriva dove ti possono anche sollevare, se continui a fare sul serio, ti costringono a fare tutto per lei. La squadra seria fa le cose sul serio”.