La Roma è diventata un gruppo, un gruppo vero, che si diverte e fa divertire. Gioca con grande scioltezza, quasi a memoria, e realizza risultati che, in altri tempi, sembravano difficili. Sembra una sciocchezza: una squadra dovrebbe essere un gruppo per definizione, ma non è così. Nella realtà del calcio moderno, con il mercato che funziona a tempo pieno, gli allenatori e le tattiche che girano vorticosamente, costruire un gruppo vero sotto la stessa maglia è un prodigio. Servono leader non troppo egoriferiti, altrimenti il gruppo si disgrega. Serve la disponibilità di tutti a riconoscere e valorizzare le qualità dei migliori, ma nello stesso tempo a proteggere ed aiutare quelli che possono crescere per la squadra. Servono la decisione e la forza e l’intelligenza di mettersi a disposizione del gruppo.
La Roma ha campioni così: Totti e De Rossi sopratutti, famelici di vincere ancora qualcosa con la maglia che hanno tatuata sulla pelle. Ma anche Radja Nainggolan è diventato un uomo guida e ha immediatamente capito che diventare gruppo esalta le capacità sue e di tutti i singoli. Alla fine, ma non per ultimo, come dicono gli inglesi, serve un allenatore con il pallino, l’ossessione del gruppo. E Luciano Spalletti, per fortuna della Roma, è proprio uno così. L’ideale sarebbe, come per la Juve, avere anche una grande società, ma ci sono esempi di grandi gruppi anche con società in crisi. Ma dell’allenatore che vuole vincere a tutti i costi non si può fare a meno. E stasera, vincendo contro il Cagliari, la Roma può prendere punti alle rivali.