Magari, il rumore del mare li avrà aiutati a schiarirsi le idee. Pensieri e malinconie, voglia di riscatto e voglia di futuro, con il pensiero all’Inghilterra che si giocherà un posto tra le prime quattro del mondo contro la Francia. Ci sarebbero voluti essere, Chris Smalling e Tammy Abraham: il primo, però, forse aveva da un pezzo come sarebbe andata a finire. Il secondo, invece, ha faticato tanto a capire e metabolizzare l’esclusione e a farne le spese è stata soprattutto la Roma.
I pensieri di Smalling non riguardano il campo, ma il contratto. Scade a giugno, se raggiungerà il 50% delle presenze complessive avrà il diritto a prolungarlo per un’altra stagione, allo stesso stipendio attuale, e sembra orientato ad esercitarlo. Altre opzioni, al momento, non sono d’attualità, ma Smalling prenderà una decisione solamente nelle prossime settimane. È molto riconoscente alla Roma, che lo ha aspettato nonostante i guai fisici, e questo potrebbero avere un peso.
Non ha di questi pensieri Tammy Abraham. Nonostante in Inghilterra scrivano un giorno sì e l’altro pure dell’interesse dell’Aston Villa (vero) l’attaccante è concentrato solo sulla Roma. Sta bene e i numeri dei suoi allenamenti sono tutti ottimi. Il problema è nella testa: il nove inglese, negli ultimi mesi, è apparso lontano parente di quel giocatore che, un anno fa, in poco tempo aveva conquistato tutti i romanisti.
Ha giocato 20 partite, segnando 4 gol. Basta questo a raccontare il suo periodo? No. Ci sono le dichiarazioni di Mourinho, che prima lo ha difeso e poi lo ha pungolato. Ci sono i fischi dell’Olimpico. E ci sono le sue immagini: i sorrisi, i gesti al momento dell’inno che, col tempo, lasciano il passo a sguardi bassi e malinconici. La società e Mourinho, però, lo aspettano.
FONTE: Il Corriere dello Sport – C. Zucchelli