Tutti insieme, fino alla fine. L’estate è lontana, quando i palloni smetteranno di rotolare ci sarà tempo per pianificare il futuro valutare altre scelte professionali, ma a gennaio i giocatori della Roma non si muovono. Lo hanno detto pubblicamente, come accaduto due giorni fa a Toni Rüdiger, ma anche privatamente ai dirigenti: siamo qui, non ce ne andiamo per nessun motivo proprio adesso che possiamo vincere. Il denaro può attendere, o anche no. Di sicuro oggi non è la priorità per chi frequenta la Roma: quest’anno Trigoria può far rima con gloria e di conseguenza storia.
IL PATTO – I soldi non c’entrano, evviva. C’è chi non è soddisfatto della propria condizione contrattuale, tipo Kostas Manolas che guadagna meno di Juan Jesus e incassò da Sabatini una promessa di adeguamento mai realizzata. Il suo contratto fino al 2019, dopo decine di incontri con l’entourage, non è stato ritoccato verso l’alto, in previsione di una possibile separazione a fine stagione. Ma se riguardate le immagini di Roma-Sampdoria, i balzi di esultanza dalla panchina di Manolas nel momento del 4-0 (!) di Nainggolan sottolineano un totale coinvolgimento nelle emozioni e negli obiettivi del gruppo. E a proposito di Nainggolan, che «vale quanto Pogba, il paragone economico regge» secondo Spalletti: lui ha già scelto di rimanere alla Roma quando neppure sapeva che avrebbe dovuto rinunciare a un anno di Champions League. Gli bastava un premio-fedeltà (lo avrà) dalla società per snobbare la pioggia di sterline garantita dal Chelsea. «E’ stata la mia scelta, non cambio idea» ricorda spesso Nainggolan quando viene tirato per il bavero sulle tentazioni del mercato.
ALTRI – E che dire di Edin Dzeko, che era nelle invidiabili condizioni di cambiare aria già in estate, quando sicuramente la Roma non lo riteneva incedibile, ma anche un mese fa, quando il procuratore ha visto strisciare sotto la porta una proposta mostruosa dallo stesso club cinese che è stato appena respinto da Kalinic: il Tianjin di Fabio Cannavaro. Figurarsi se Dzeko si tira fuori dalla corsa che sembra disegnata sul suo sentiero personale: ha già vinto il campionato in Germania e Inghilterra alla seconda stagione di militanza. Opportunità di fuga, o comunque di diversa sistemazione, avrebbe anche Strootman, specialmente in considerazione di un contratto molto vicino alla scadenza, che è il 30 giugno 2018. Ma figurarsi se lascia la Roma oggi, dopo uno scintillante inizio di 2017 che segue la dura ripresa di contatto con l’agonismo del calcio professionistico. Firmerà il rinnovo, l’intenzione di soddisfare le reciproche aspirazioni esiste, ma servirà un pizzico di pazienza in più rispetto a quanto lo stesso Strootman, forse, aveva pensato.
BLOCCO – Del resto il presidente Pallotta è stato chiaro con i suoi dirigenti, anche nel recente vertice di Miami: nessun contratto per il momento verrà rivisitato, nell’ottica di un contenimento costi che si rende necessario in vista di altre scadenze, quelle finanziarie della chiusura di bilancio. A bocce ferme poi, in primavera, le possibili proposte per i calciatori più importanti verranno valutate. E in base alle strategie di trading si lavorerà sui contratti, a cominciare da De Rossi che in teoria dal primo febbraio avrebbe facoltà di impegnarsi con altre squadra (non lo farà, a meno che non gli si dica che per lui…). Ma l’auspicato ritorno in Champions, legittimato magari dallo scudetto, potrebbe attenuare le esigenze del club di incamerare quattrini per far quadrare i conti: questa Roma che ha trovato una magnifica stabilità in campo e nello spogliatoio cerca un equilibrio anche nelle stanze dei bottoni.