Stavolta è diverso perché il microfono è di fronte ad Agnelli e Arrivabene, mentre la platea sono i piccoli azionisti della Juventus. Fa un certo effetto vedere Luciano Moggi a 85 anni nella pancia dello Stadium, sotto il nuovo logo della Juventus, a tratti commosso ma per nulla rassegnato agli eventi post Calciopoli.
Più di 15 anni dopo, in un’immagine fuori dal tempo al limite dell’anacronismo, l’ex dirigente della Juventus dal ’94 al 2006 (poi radiato il 28 maggio 2010 dalla Figc) si presenta a sorpresa in veste di piccolo azionista per provare a far valere le sue ragioni piuttosto sbiadite, strappando però gli applausi più convinti dell’assemblea degli azionisti bianconera.
In un misto di nostalgia e rivisitazione storico/sportiva. Alla fine saranno cinque gli interventi al microfono per l’ex dg, che prima di consegnare una chiavetta usb contenente “le verità di Calciopoli” ad Andrea Agnelli non risparmia nessuno. “Questo applauso mi commuove, sono qui per capire, perché vedo cose diverse rispetto a quelle che leggo sui giornali – così si presenta Luciano Moggi all’assemblea azionisti della Juventus -. Poi sono venuto a ringraziare Andrea Agnelli, nove scudetti non si vincono con facilità, solo chi è dentro conosce le difficoltà che ci sono per ottenere successi. La leggenda che la Juve vince perché ruba è assurda. Le vittorie sono state tutte ottenute sul campo, anzi forse hanno rubato qualcosa a noi. In quali occasioni? A Perugia, col diluvio che rese impraticabile il terreno di gioco. E l’anno dopo, quando hanno cambiato le regole in corsa per favorire la Roma facendo giocare Nakata che segnò proprio contro di noi il gol scudetto. Io sono abituato a vivere, non a sopravvivere e lotto ancora per Calciopoli. Siamo stati ritenuti colpevoli per cose che hanno fatto altri”.
FONTE: Il Messaggero – A. Mauro
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