Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha raccomandato la «massima severità». Da ex prefetto di Roma sa bene che scontri come quelli di domenica sulla A1 tra gli ultrà di Roma e Napoli non possono es sere presi sottogamba né rimanere impuniti. E dunque giá oggi potrebbe arrivare la sanzione dello stop alle trasferte, non per tutto il campionato, ma per un periodo ancora da definire.
“Ma la decisione Definitiva verrà presa tra oggi e domani in attesa del Comitato di analisi sulle valutazioni sportive, poi l’ultima parola – sentito il Viminale – toccherà ai prefetti”. Attesa anche una raffica di Daspo per i tifosi identificati durante gli scontri.
Più che una sanzione per le tifoserie, quella del divieto di seguire le squadre in trasferta è soprattutto una misura ritenuta necessaria per l’ordine pubblico e la sicurezza in attesa dell’identificazione di tutti i responsabili degli scontri nell’area di servizio di Badia al Pino. E tutti i prefetti delle città interessate dal campionato sono stati invitati a valutarne l’adozione. Napoli-luventus, in calendario domani, sebbene ritenuta «ad elevati profili di rischio», si giocherà con i tifosi juventini presenti ma con maggiori misure di sicurezza.
Esclusa l’opportunità di adottare nuove misure restrittive dopo gli scontri di domenica, la scelta è quel la di puntare tutto sulla prevenzione e su un’analisi tempestiva degli incontri a rischio con un confronto periodico degli organismi interessati.
«Le norme adeguate già ci sono, bisogna applicarle con fermezza, non possiamo certo ogni volta intervenire con un decreto», ha spiegato Piantedosi durante l’incontro al Viminale. Promettendo però di verificare la possibilità di un efficace ed effettivo utilizzo di alcuni mezzi tecnologici su cui il garante della privacy aveva espresso perplessità, come i dispositivi di riconoscimento facciale che consentirebbero di individuare con immediatezza, dentro e fuori gli stadi, la presenza di soggetti pericolosi, già coinvolti in precedenti scontri, colpiti da Daspo o da altri provvedimenti interdittivi.
FONTE: La Repubblica – A. Ziniti
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