Tre giorni al via per l’Europa che conta. Almeno per la Roma che si gioca la partita d’andata dei preliminari ad Oporto. Impresa difficile, ma non impossibile. La realtà è questa: superarli significherebbe dare una svolta a tutta la stagione. Per due motivi: entrare ufficialmente in Champions e incassare una cinquantina di milioni che vorrebbero dire tanto per le casse della società di Trigoria. In queste ore di vigilia, Spalletti è prudente: parla come quei politici che non si sbilanciano e non fanno mai comprendere dove vogliono andare a parare. Non è né ottimista, né pessimista. Studia il match e, insieme con i suoi collaboratori, cerca di trovare il bandolo della matassa che lo porti ad incassare un risultato utile. Non c’è dubbio che il reparto che rischia di più è quello difensivo. Non è stata un’estate fortunata per il pacchetto arretrato della Roma. Si è fatto male Rudiger, prima degli Europei, lo ha seguito Mario Rui, appena acquistato dall’Empoli. Per entrambi una lunga assenza dovendo combattere con una lesione dei crociati.
Cosi Spalletti si è dovuto inventare una difesa diversa con giocatori nuovi che hanno appreso alla svelta gli insegnamenti del coach. Li avranno assimilati e daranno in campo quella sicurezza necessaria per frenare l’aggressività dei portoghesi, forti del sostegno del pubblico? Sarà forse tutta qui la chiave della partita: Perché a centrocampo ed in attacco, la situazione è meno complicata. Ritrovato Strootman, non ci dovrebbero essere problemi. Davanti, poi, Dzeko sembra essere il fratello bravo rispetto a quello dello scorso anno. Con le ripartenze, la Roma potrebbe far male ed è quello che si augura Spalletti.