Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, ha rilasciato un’intervista in cui si è soffermato su quanto successo nell’area di servizio di Badia al Pino:
Nei giorni scorsi le immagini degli scontri sull’autostrada A1 hanno suscitato più di un interrogativo. Davvero non si poteva evitare quel blocco stradale? «Le forze di polizia hanno fatto un grande lavoro e tutto quanto era nelle loro possibilità per evitare conseguenze ben più gravi. È stato evitato che i due schieramenti di facinorosi entrassero in contatto. Ma non era francamente prevedibile che alcuni di loro, arrivati alla spicciolata con auto private, si fermassero invadendo la carreggiata di un’autostrada, un fatto mai avvenuto prima».
Sempre parlando di quell’episodio, ad alcuni è apparso di difficile comprensione il provvedimento che ha scarcerato nel giro di poche ore le persone che erano state arrestate dopo i fatti dell’autostrada. Lei come ha vissuto quella decisione? «Ho sempre rispetto per le decisioni della magistratura che peraltro in questo caso lasciano fermi i procedimenti a carico delle persone che sono state coinvolte. In ogni caso la Polizia di Stato sta lavorando per acquisire tutti gli elementi per individuare il maggior numero di persone responsabili, sia ai fini dell’inchiesta giudiziaria sia a quelli di adozione di provvedimenti di daspo, che saranno numerosi. Proprio sulla base delle analisi che mi sono pervenute ho emanato un decreto di divieto di trasferta per due mesi delle due tifoserie della Roma e del Napoli. L’ho fatto in una logica di prevenzione, per evitare che simili episodi si possano ripetere. In generale, rafforzeremo le valutazioni anche in relazione ai rischi legati agli spostamenti delle varie tifoserie sul territorio nazionale».
Accanto al fenomeno del tifo violento c’è quello delle gang giovanili. In alcuni casi sono mondi che dialogano? Come monitorarli? «Le forze di polizia svolgono un lavoro encomiabile su entrambi i versanti ma è evidente che occorre operare alla radice dei fenomeni, coinvolgendo anche le istituzioni titolari di più specifiche funzioni in materia di disagio. Ci sono già proficue esperienze in tal senso in alcune città. L’attività di contrasto, che resta essenziale e sulla quale non faremo arretramenti, non può basarsi esclusivamente sulla repressione, essendo indispensabile promuovere anche azioni sinergiche in chiave di prevenzione».
FONTE: Il Messaggero
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