Da Roma-Udinese del 20 agosto scorso a Roma-Cagliari di domenica sera è passato un girone intero, più una partita. In questo lasso di tempo si è compiuta l’ennesima rivoluzione tattica di Luciano Spalletti: in 21 partite, comprese le coppe, la formazione giallorossa è passata dal 4-3-3 con due esterni bassi di spinta come Bruno Peres ed Emerson, al 3-4-2-1, con gli stessi brasiliani esterni, ma di centrocampo. La trasformazione è passata attraverso il 4-4-2 con il centrocampo a rombo e il marchio di fabbrica 4-2-3-1 – moduli che Spalletti è stato costretto ad utilizzare anche in considerazione dei tanti infortuni che la Roma ha dovuto fronteggiare – e potrebbe non essere definitiva: nelle prossime settimane, infatti, il tecnico recupererà Salah, Florenzi e dovrebbe ricevere in regalo Defrel (ieri nuovi contatti con il Sassuolo, che sembra più disponibile a lasciar partire il calciatore), e quindi potrebbe cambiare ancora. La formazione scesa in campo con il Cagliari, però, è quella che attualmente offre le maggiori garanzie: tre centrali puri più due esterni, che all’occorrenza possono abbassarsi per difendere a cinque. Il risultato è una copertura maggiore e una porta che per la quarta partita consecutiva (la dodicesima in stagione considerando Europa League e Coppa Italia) è rimasta inviolata. «Prima sembrava che non potessimo vincere per 1-0 – l’analisi di Edin Dzeko dopo la gara col Cagliari – mentre ora lo facciamo solo in questo modo. Va bene anche così, perché i difensori fanno il loro mestiere e noi attaccanti il nostro».
Consapevole che fare gol per le sue squadre non è mai stato un problema, e infatti la Roma ha insieme alla Juventus il secondo attacco del campionato (42 gol contro i 47 del Napoli), Spalletti ha lavorato sulla difesa, che con 18 reti è la seconda meno battuta della serie A dopo quella bianconera (16). Un ruolo fondamentale nella trasformazione tattica giallorossa ce l’ha avuto Federico Fazio. «Non possiamo fare a meno di lui», ha ammesso il tecnico parlando del difensore arrivato in estate dal Tottenham per fare la riserva e diventato titolare inamovibile. Con 2119 minuti in stagione è il terzo romanista più presente alle spalle di Nainggolan e Dzeko, che sono altre due colonne del disegno tattico di Spalletti insieme al portiere Szczesny. L’argentino ci ha messo qualche settimana per conquistare la fiducia dell’allenatore, ma poi non è più uscito: la Roma lo ha pagato complessivamente 4.4 milioni di euro (1.2 per il prestito, 3.2 per il riscatto subordinato ad un numero di presenze che ha già raggiunto), e ha già pronto un nuovo contratto fino al 2019 da calciatore di prima fascia. Visti i risultati, se lo è meritato.