Il lavoro della polizia non basterà. Il raid con cui i tifosi della Stella Rossa di Belgrado sabato scorso hanno rubato due striscioni e due stendardi ai Fedayn giallorossi, gruppo espressione della borgata del Quadraro fondato nel 1972, è un oltraggio che va vendicato “personalmente”. Non solo perché un ultrà è prima di tutto un ribelle degli stadi, allergico alle “guardie” e alle autorità in generale, ma perché quel pezzo di stoffa rossa per gli aderenti al gruppo è “sacro”. Il furto dello striscione dunque non è più solo una questione di stadio, ma di vita. L’affronto “va vendicato”.
I Fedayn adesso ragionano su come riprendersi i drappi rubati e danno la caccia al basista che ha indicato agli hooligans della Stella Rossa i tre ragazzi che portavano la sacca con lo striscione fatto l’anno scorso per i 50 anni del gruppo, oltre a quello della “Brigata Roberto Rulli” che porta il nome del fondatore e che viene solitamente esposto sul tabellone dell’Olimpico, lo stendardo “via Livilla” e quello che critica la commercializzazione del calcio moderno,”anti fan zone”.
Le voci che circolano in città sono tante, c’è anche l’ipotesi della pista interna, quella che narra di uno o più traditori. Ma nell’informativa che la polizia ha depositato in procura non c’è nulla di tutto ciò. Vengono monitorate le chat degli ultra e le immagini delle telecamere che riprendono le fasi della fuga dei tifosi serbi, scappati probabilmente a bordo di una decina di macchine.
Al momento c’è una sola verità: a rivendicare l’accaduto sono stati i tifosi della Stella Rossa: “Per due o tre volte i romanisti hanno corso e sono stati rimontati e accerchiati, abbiamo raggiunto i Fedayn e preso tanti striscioni”, dicono sui social mentre si vantano nelle chat: “Noi in gita andiamo ovunque, qui non viene nessuno. Hanno paura“. L’allerta adesso è massima.
Perché gli ultra romanisti devono salvare la faccia, costi quel che costi. Anche se da Belgrado avvertono: “vuoi provare ad attaccarci, stai sicuro che noi sappiamo già che sei lì. Nessuno ci sorprende mai: siamo serbi e siamo combattenti“. Alla curva Sud poco importa. Gli stendardi devono tornare al Quadraro. La discussione sullo scioglimento del gruppo non è la priorità del momento, molti in Sud la bollano come “una sciocchezza” .
FONTE: La Repubblica – A. Ossino