Avete presente le parole ammirate su José Mourinho che l’arbitro Aureliano, nel tunnel di Lecce, diffondeva come un apostolo del Verbo? Ecco, se ciò che dicono sulla Roma dello Special One l’allenatore e il direttore sportivo del Salisburgo non sono uguali, il livello di stima pare assai simile. Dice in fatti Matthias Jaissle, stratega della panchina del prossimo avversario dei giallorossi in Europa League. “Senza mancare di rispetto all’Austria Lustenau (4-0, ndr), giovedì giocheremo sicuramente una partita diversa. Ma affrontiamo la partita con buone sensazioni“.
Il d.s. è ancora più netto: “Scenderemo in campo contro un avversario molto forte. La Roma è al top della forma e sta avendo un rendimento stabile. Vivremo una grande atmosfera in uno stadio gremito. La partita sarà un altro momento clou per noi, non vediamo l’ora. Daremo tutto“.
Una sfida vera e propria per la squadra di José Mourinho, che da tempo predica come nelle tre partite a settimana la rosa giallorossa non sia attrezzata. La sensazione è che, nonostante le chance di arrivare in Champions League per la Roma siano maggiori in campionato che provando a vincere l’Europa League, almeno in questo turno dei playoff l’allenatore portoghese voglia giocarsela con la formazione migliore, cioè con cambi minimi rispetto a quella di Lecce.
È ipotizzabile, ad esempio, un rientro in campo di Celik, spostando Zalewski sulla fascia sinistra, ma per il resto la squadra la migliore, visto che Wijnaldum sembra ancora lontano da una condizione accettabile dopo i sei mesi di stop per infortunio.La domanda è: sarebbe meglio magari rilanciare i vari Kumbulla, Camara e Belotti per puntare più serenamente alla sfida contro gli scaligeri per blindare la zona Champions in campionato? Forse, ma Mourinho è diventato il vincente che è proprio per la fame e l’ambizione che lo divora, così riteniamo che giocare una coppa europea con lo spirito di chi dice “se usciamo non fa niente”, pare improbabile.
Eppure la Roma sfiderà un Salisburgo che dovrebbe avere nella corsa la sua arma migliore, basti pensare che scende in campo con una squadra che ha un’età media mai superiore ai 22 anni. I vari Bove, Tahirovic o Volpato vedranno diversi loro coetanei (e dintorni) giocare da titolari, ma sarebbe possibile ipotizzare una sfida tra pari età? Difficile.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini