Ad oggi ci sono due date sottolineate nel calendario personale di Mourinho: 31 maggio e 4 giugno. Sono i rispettivi epiloghi dell’Europa League – dove la Roma nei quarti affronterà il Feyenoord per poi, eventualmente in semifinale incrociare la vincente tra Bayer Leverkusen e St. Gilloise – e del campionato. Cammini paralleli con un obiettivo di fondo – la qualificazione alla prossima Champions – che rimane uno degli spartiacque per il terzo anno dello Special a Roma. Non l’unico. Perché sullo sfondo c’è l’incognita del richiamo delle big europee. La prossima estate vedrà infatti partire una rivoluzione su tante panchine top: Psg, Chelsea, Real Madrid,e Tottenham.
Esclusa quella degli Spurs, dove si è già seduto prima di approdare in Italia, le altre sono possibili destinazioni. Sì, perché qualora Florentino Perez, Al-Khelaïfi attraverso l’amico di una vita Luis Campos o il magnate Todd Boehly dovessero chiamarlo, non ci sarebbe verso: le strade con la Roma si separerebbero. Perché un conto è dire di no ad una nazionale, seppure quella del proprio paese. Un altro ad un top club. Mou si sente ancora un allenatore che ha bisogno di vivere il quotidiano. Per fare il selezionatore, ci sarà tempo.
Fatte queste doverose premesse, per continuare insieme un matrimonio che da contratto dovrebbe comunque terminare nel 2024, José vuole prima capire quali sono i margini di operatività del club. È consapevole, perché non vive su Marte, che il programma originario di avere a disposizione una squadra che possa competere per lo scudetto al terzo anno, è alquanto improbabile. I sopraggiunti paletti del Fpp sono una mannaia che si è abbattuta sulla Roma che ne limita il raggio di azione.
Si è già visto a gennaio, quando per prendere Llorente in prestito secco si è attesa la partenza con la medesima formula di Shomorudov, senza considerare che l’addio posticipato di Zaniolo non ha permesso di garantire al tecnico il sostituto. Questo però non vuol dire che il gruppo non possa essere cambiato. Lo Special ritiene che l’attuale rosa abbia dei limiti evidenti: tecnici e di personalità. Al di là dell’assenza atavica di un regista, sopperita prima con il cambio del modulo e poi con l’arrivo di Wijnaldum che nelle sue idee originarie doveva prendere il posto di Mkhitaryan, benché con altre caratteristiche, Mou chiede a viva voce un centrale di piede sinistro, un esterno destro di livello e un nuovo centravanti.
La luna di miele con Abraham è agli sgoccioli. Belotti è una buona riserva ma lo “0” alla casella dei gol in campionato la dice lunga. Il mercato degli svincolati o dei prestiti potrebbe venire in soccorso: Firmino è un nome, Zaha (anche se al Crystal Palace giostra più come ala sinistra) un altro. Ma ce ne sono tanti. Anche in ruoli dove la Roma ad oggi è coperta ma che stuzzicano la fantasia dello Special (Grimaldo e Kamada).
Bisogna avere il coraggio di cambiare. E iniziare a muovere le pedine, a seconda delle offerte che arriveranno a Trigoria. Tradotto: anche insospettabili, leggi Spinazzola (in scadenza nel 2024), Ibañez e/o lo stesso Abraham, dovranno rispondere alle logiche del mercato. E qui Mou vuole incidere più di quanto abbia fatto sinora (anche sui rinnovi: il riferimento è a Smalling). Perché avallare operazioni (Shomurodov, Celik, Solbakken, Viña, Svilar, Llorente, Maitland-Niles, Camara) non vuol dire determinarle.
Il rapporto con il gm Pinto rimane un falso problema. Il connazionale è il dirigente di riferimento della proprietà ma a decidere sono i Fredkin. Per questo motivo nelle ultime uscite pubbliche risalenti a febbraio, José ha spostato il mirino chiedendo un incontro chiarificatore con Dan. Negli ultimi tempi il presidente ha frequentato maggiormente Trigoria. Ma al di là dell’assoluto riserbo che vige sulle dinamiche societarie, l’impressione è che per i Friedkin ad oggi il problema-Mou non esista.
Tradotto: se non sarà il tecnico a chiedere di essere liberato a fronte di un’offerta di una big europea, per l’imprenditore statunitense (che a quel punto non farebbe le barricate per tenerlo) si andrà avanti con José, provando ad accontentarlo nei limiti delle restrizioni del Fpp. E in quest’ottica, l’approdo in Champions potrebbe venire in soccorso di entrambi, regalando più margine operativo al club e calciatori di spessore all’allenatore. Permanenza di Dybala compresa.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina