I contratti, si dice, non bastano a trattenere chi vuole andarsene a tutti i costi. Quale è, allora, la forza dell’accordo che lega la Roma e José Mourinho fino a giugno 2024? A sentire le voci ricorrenti: poca. Ogni giorno una squadra nuova Paris Saint Germain, Newcastle, Chelsea, Brasile o Portogallo. Ma sono, appunto, soltanto voci e l’unica vera offerta recapitata allo Special One, per altro rifiutata, è stata quella della nazionale lusitana, dopo l’addio a Fernando Santos. Mou è sempre Mou, ma il puzzle è pieno di pezzi: per esempio si è appena liberato Nagelsmann. Cosi, in realtà, un contratto da 9 milioni di euro (fiscalità agevolata garantita dal decreto Crescita) non è semplicissimo da trovare altrove. Mou non ha problemi di soldi e a Roma è trattato come un re dai tifosi. Anche questo ha la sua importanza.
Come sempre, però, il portognese vuole avere voce in capitolo non solo in campo. Al Porto era il sovrano assoluto, all’Inter ha riportato la Champions e Moratti lo accontentava in tutto, in Premier League e stato abituato a rivestire ruoli manageriali. Così chiede più poteri ai Friedkin, mettendo sul piatto la Conference League vinta nella stagione scorsa, dopo 14 anni con “zeru tituli” in casa giallorossa, e una serie infinita di sold out all’Olimpico anche per partite con avversari minori o in competizioni in passato snobbate come la Coppa Italia. Il brand Mourinho, insomma, è stato assolutamente adeguato alle aspettative. Anzi, le ha superate.
FONTE: Il Corriere della Sera – L. Valdiserri