Forse nemmeno Paul Ashworth, il tifoso dell’Arsenal protagonista del film Febbre a 90° tratto dall’omonimo romanzo di Nick Hornby, avrebbe accettato di lasciare la propria casa per far sì che vi venisse costruito lo stadio della sua squadra del cuore. È ciò che invece rischia di accadere a Flavio Fianco, 38enne romano e romanista (pure abbonato in curva), che si è messo le mani tra i capelli quando ha appreso dai giornali che nel punto in cui sorge la sua casa è stato previsto l’ultimo tratto del ponte pedonale con il quale i tifosi accederanno alla curva nord del futuro stadio della Roma, a Pietralata. “Noi da qui non ce ne andiamo. E questo progetto non sta in piedi”, dice Flavio.
Come gli ultimi giapponesi rimasti a combattere a guerra finita, non molla. In questo fazzoletto di città, negli anni 90 il sindaco Francesco Rutelli aveva immaginato lo Sdo, “Sistema direzionale orientale”, un polo – mai realizzato – dove trasferire ministeri, enti locali e università. A distanza di anni, Roberto Gualtieri ha proposto l’area in concessione per 99 anni all’As Roma. Il progetto Sdo, però, salvaguardava pure le case come quella di Flavio, assegnate all’inizio del 900 ai reduci della Prima guerra mondiale. “L’abbiamo acquistata con fatica e sudore, stipulando un mutuo pluridecennale. E ci prendiamo cura, per conto del Comune, pure di una parte di quello che doveva essere il `Central Park’ di questo quadrante. Uno spazio naturale di 14 ettari pieno di fagiani, volpi, ulivi centenarie alberi da frutto autoctoni”.
FONTE: Il Fatto quotidiano