Non c’è il tutto esaurito all’Olimpico, anche se la quota 60.000 presenze è stata già superata e oggi magari arriverà ancora più su. Ma se non è comparso il cartello sold out, idealmente appeso sulle bacheche social dei tifosi della Roma, forse un piccolo segnale di smarrimento si avverte: davanti a mille episodi sfortunati contemporanei, la sensazione che la partita contro l’Inter possa diventare (quasi) impossibile con il corollario di un addio anticipato alla Champions, almeno attraverso il campionato, sarebbe pure comprensibile.
Tutti quelli che stasera andranno allo stadio però si schiereranno dalla stessa parte: quella di José Mourinho, tornato incendiario a Monza contro gli arbitraggi sgraditi e i tentennamenti societari, parte che per un mese ancora coinciderà brutalmente con gli interessi della squadra.
“Resterò al fianco dei miei ragazzi fino all’ultimo minuto di questa stagione” ha promesso Mourinho, che in questo secondo sabato di incroci metropolitani affronta il suo glorioso passato immaginandosi già un futuro diverso. Due anni aveva passato all’Inter, confezionando il triplete, due anni ha trascorso alla Roma dove ha già vinto la prima coppa targata Uefa della storia del club e dove può ancora conquistare la prima Europa League di sempre di una squadra italiana.
Nessuno ormai si sorprenderebbe se il 4 giugno, alla fine del campionato, Mourinho decidesse di andarsene, ben sapendo che i Friedkin non hanno potuto (o voluto) far nulla per evitare che accadesse. Ma questo mese è talmente intenso da apparire lunghissimo. Può modificare scenari prestabiliti in un senso o nell’altro, spostando la piattaforma di un progetto dall’Empireo (vincere l’Euroleague oltre alla gloria porta la partecipazione alla Champions e alla Supercoppa europea, cioè vagonate di milioni) all’Acheronte dei dannati, traghettati tra il ritorno in Conference e una stagione senza le magnifiche distrazioni internazionali.
Ma questo appunto è un panorama vago e ambiguo al quale i romanisti preferiscono non affacciarsi. Non ancora. Prima c’è da tifare e sperare che dopo la serie di due punti in tre giornate Mourinho riesca a seminare nel ritiro di Trigoria – confermato anche ieri sera – il raccolto di una grande impresa sportiva.
La logica racconta che ormai il vero grande obiettivo sia la semifinale contro il Bayer Leverkusen, come dimostra la cautela di Mourinho nel trattare la convalescenza per Dybala e Wijnaldum. Colpa di quel gol incassato da Saelemaekers al 97’, più che dell’1-1 di Monza. Avesse vinto lo scontro diretto contro il Milan, la Roma sarebbe ancora in zona Champions e potrebbe cercare di difenderla.
Così francamente è diventato quasi impossibile agganciarla attraverso la Serie A perché, con tanti indisponibili, Mourinho non potrà presentare una formazione competitiva ogni tre-quattro giorni: pensate a domenica 14, tra le due partite contro il Bayer che avranno la priorità, quante difficoltà possa presentare la trasferta di Bologna.
Tolto Solbakken, che è fuori dalla lista Uefa e in campionato sarà riposato , cercare energie fresche sarà un esercizio di idealismo più che di ottimismo. Occhio però a dare per fritta una squadra che sembra abituata a nuotare nell’olio: non scivola praticamente mai quando le si chiede di tirar fuori il carattere e la determinazione. Su questi elementi si fondano le speranze di un gruppo plasmato a dovere dal proprio capo. Mourinho è ancora qui: non è un dettaglio.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida
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