C’era una volta un ragazzo romano e romanista, cresciuto nel quartiere Appio Latino, che sognava di vestire la maglia del cuore e giocare un giorno all’Olimpico. C’era una volta un ragazzo, che tra cinque giorni compirà ventuno anni, che sognava di segnare nel suo stadio, baciare la maglia e vivere delle notti europee indimenticabili.
C’era una volta un ragazzo sognatore, adesso Edoardo Bove è ben sveglio e si gode tutto il lavoro di questi anni e una serata che per lui e la Roma può significare tantissimo. Che partita , che crescita di questo ragazzo che piano piano si è guadagnato la fiducia di Mourinho che non manca mai di ricordare che al suo arrivo nella capitale ha bloccato il trasferimento del centrocampista alla Triestina, in serie C, per farlo maturare con lui.
E alla fine anche il lavoro dello Special One ha ripagato e il suo “cane malato”, come lo ha soprannominato, sta rispondendo sempre presente. In verità qualche errore nel primo tempo lo aveva commesso, perdendo a volte l’uomo e aprendosi troppo in campo. Sbavature corrette all’intervallo da Mou e il suo staff.
l gol, quel sinistro secco che non ha dato scampo al buon Hradecky, ma non solo: la rete della vittoria è maturata dalla sua caparbietà di prendersi quel pallone a centrocampo, saltare due avversari e poi servire in area perfettamente Abraham. Bravo il centravanti a tirare immediatamente, bravissimo Bove a ribadire in rete.
Un gol che può essere decisivo in questa lunga partita, come l’ha definita lui. E’ il suo primo gol in Europa, e può pesare tantissimo. Tra l’altro Bove a 20 anni e 360 giorni è il giocatore più giovane della Roma ad aver realizzato un gol in semifinale di una competizione europea. Non male come record. “Dedico il gol alla mia famiglia e a chi mi è sempre vicino. Sembrerà banale, ma chi c’è sempre ti aiuta a fare bene in campo”.
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi