L’uomo del destino contro il Bayer Leverkusen il giorno del provino con la Roma era al mare. Edoardo Bove pochi giorni prima aveva disputato una partita a Trigoria immaginando che fosse una delle mille che a quella età si fanno senza troppo pensarci. «Mio padre Giovanni, sempre presente, neppure era venuto – ha raccontato – c’erano solo mia madre Tanya e la nonna». Tutti pensavano che il momento della verità fosse un altro.
Appuntamento a qualche settimana dopo in un centro estivo per una nuova trafila, ma quando Bruno Conti lo vide, gli disse: «Tu che ci fai qui? Ti abbiamo già preso, fra un mese cominci la stagione». Il meraviglioso mondo del baby giallorosso, che martedì compirà 21 anni, ha queste radici, che affondano nella Roma quartiere Appio Claudio e, calcisticamente, nella Boreale del presidente Leandro Leonardi.
«Io l’ho visto crescere per amicizia di famiglia e ancora adesso andiamo in vacanza insieme – racconta Leonardi -. Sta ottenendo quello per cui ha lavorato duramente. Ha una determinazione, uno spirito di sofferenza e una capacità di rinuncia ad alcune cose assolutamente fuori dal comune. L’ho incontrato giovedì dopo la partita. Mi ha detto “Mi sa che stanotte non dormo”. Gli brillavano gli occhi, per lui che è anche tifoso della Roma vivere una serata del genere è stato il massimo. Si tratta di un’altra tappa nel suo percorso di crescita esattamente come ha spiegato Mourinho».
Il futuro di Bove poteva essere anche un altro, il tennis. Flavio Cobolli è un suo carissimo amico. Tutti e due giocavano insieme alla Roma e si allenavano insieme sul campo da tennis, poi però la passione per il calcio ha prevalso in Edoardo, mentre Flavio ha fatto la scelta opposta.
La voglia di correre gli è rimasta intatta, tanto è vero che Mourinho una volta lo ha definito «un cane malato». Un “cane” acculturato, però, visto che studia Economia e Management alla Luiss. La vera laurea però gliela sta dando la Roma. Il suo sogno, infatti, «è quello di portarla in Champions», anche se sa bene come «il Bayer Leverkusen è ancora da eliminare».
FONTE: La Gazzetta dello Sport