“Un anno incredibile, ma non è ancora finita”. Lo dice Carina Wenninger riferendosi alla straordinaria stagione della Roma Femminile, lei che è stata una colonna della squadra di Spugna in campionato e in Europa e che con la finale di Coppa Italia chiuderà la sua carriera da calciatrice. Parla comunque al “noi” riferendosi al futuro prossimo della squadra e di certo sarà difficile da sostituire, sebbene sia arrivata in giallorosso poco più di undici mesi fa dopo una vita in Germania da protagonista.
Prima di arrivare alla Roma hai scritto la storia col Bayern Monaco. Cosa ti ha insegnato quell’esperienza? “Ho imparato molto. Anche cose di cui magari da giocatrice non riconosci come fattori che ti aiutano tanto o lo faranno in futuro. Per prima cosa ho appreso tanto della mentalità tedesca del duro lavoro senza mai mollare. Mi ha formato come giocatrice e poi giocare spesso in Champions e vincere titoli è stato importante per essere sempre sul pezzo e fare bene anche in partite importanti”.
Poi l’arrivo a Roma. Per molti sei stata uno degli acquisti più efficaci dell’ultima estate… “È bello sentirlo ma onestamente non ci ho pensato molto. Pensavamo gara dopo gara, io volevo portare la mia mentalità e delle buone performance alla squadra e anche il tipo di persona che sono. Ho provato a dare alla Roma tutto quello che avevo, giocando con tutto il mio cuore e credo che i risultati e le mie prestazioni siano arrivati. Sono felice di aver aiutato”.
Sei stata titolare sin dall’inizio. Come hai trovato la sinergia con le tue compagne di reparto? “Penso che per iniziare sia importante conoscere la lingua e le parole chiave sul campo. Per me per esempio contava molto capire quando salire o scappare indietro: parole come “sola”, “sali” e le altre indicazioni, sono chiaramente fondamentali. Con Linari è stato abbastanza semplice perché parla un ottimo inglese e non è raro che durante la gara mi chiami i movimenti in due lingue e questo aiuta. Poi conta anche conoscere il ritmo delle tue compagne, con Bartoli capisco sempre quando dobbiamo spingere e io per esempio devo rimanere più bassa, Elena è bravissima tecnicamente e giocarci insieme è molto semplice anche da un punto di vista tattico”.
Quanto ha inciso il lavoro di Spugna nel grande rendimento difensivo della Roma? “Ho apprezzato davvero tanto il lavorare con lui, mi piacciono i suoi principi di gioco e penso che difendevamo davvero con grande coraggio, cosa che ha avuto un grandissimo impatto su come giocavamo le nostre partite. Per esempio anche contro il Wolfsburg abbiamo difeso con una linea alta, è stata una caratteristica con cui sorprendevamo anche avversarie più esperte che magari si aspettavano rimanessimo più schiacciate dietro. Quello stile di gioco offensivo e di uno contro uno e sicuramente molto viene dalle indicazione dell’allenatore e del suo staff”.
Durante la stagione c’è stato un momento con tanti impegni tra campionato ed Europa con anche tanti infortuni ma comunque avete vinto praticamente tutte le partite… “Penso che ci sia molto della preparazione fatta prima dell’inizio della stagione e poi devi fidarti dello staff e dei medici anche per mantenere al meglio la tua condizione fisica come abbiamo fatto noi. Tutte abbiamo lavorato molto bene per questo e poi, a essere onesta, serve anche un po’ di fortuna. Ci sono stati diversi momenti in questa stagione in cui siamo state molto fortunate, soprattutto a non subire troppi infortuni importanti. Poi chiaramente conta molto anche che le giocatrici riescano ad essere costanti a livelli alti in tutte le competizioni”.
Al Bayern eri abituata ad essere al top in Europa. La Roma è entrata in Champions per la prima volta. Come hai vissuto quelle prime partite? “Sono stati bei momenti, buone sensazioni. Penso che non abbiamo avuto un cammino semplice ai preliminari perché il Paris Fc non è una squadra facile da affrontare e questo ci ha portato a dare il massimo e fare bene sin dall’inizio del percorso. È stata una grande cosa per noi come squadra e ci ha dato una bella spinta per il cammino in Champions League”.
A proposito del vostro cammino europeo, si può dire che la gara col Wolfsburg sia stata una chiave? “Assolutamente sì, io le ho affrontate molte volte e sono una squadra fortissima. Eravamo un po’ sorprese di aver iniziato così bene (vantaggio firmato da Giacinti dopo 3’ ndr.) ma poi abbiamo anche dovuto imparare che a squadre come quelle bastava un momento, una distrazione per segnare. Alla fine abbiamo lottato molto bene e siamo rimaste certamente fiere e con la consapevolezza di poter fare prestazioni ottime contro le squadre più forti d’Europa, qualcosa di fondamentale anche per le prossime squadre che affronteremo in Champions”.
Impossibile poi non parlare della doppia sfida col Barcellona in Champions. Partiamo dall’andata e dalle emozioni dell’Olimpico… “La prima cosa che mi viene in mente è “meraviglioso”. C’è stato un momento, prima dell’inizio prima della partita, che è stato veramente da brividi, qualcosa che davvero ti ricordi per tutta la vita. Ho parlato anche con Rolfo del Barcellona che mi ha detto che pur essendo abituata a cose del genere giocando per il Barcellona, ha riconosciuto come quegli attimi siano stati davvero speciali. Sono molto felice che ognuna della nostra squadra se la sia potuta godere e penso anche che abbiamo fatto veramente una grande partita. Arrivare al Camp Nou con il risultato aperto è stato il massimo che potessimo ottenere. Dobbiamo essere onesti e riconoscere il loro valore, noi abbiamo fatto davvero bene e ci può stare essere uscite ai quarti di finale”.
Poi siete andate al Camp Nou. Tu eri abituata a palcoscenici simili, ma molte altre no: come l’hanno vissuta alcune tue compagne? “Ho visto il coraggio nei nostri occhi, anche in quelle meno esperte. In quella gara abbiamo visto una grandissima prestazione delle blaugrana, abbiamo iniziato bene ma poi loro sono state perfette e si devono combinare troppi fattori perché contro di loro ci possa essere davvero una partita equilibrata. Abbiamo dato tutto, ma a un certo punto era chiaro che la nostra avventura sarebbe finita lì”.
Qual era la compagna più emozionata o anche impaurita da quella sfida lì? “Impaurita nessuna, non è la parola giusta. Erano tutte molto emozionate e impazienti di giocare lì. Era una partita speciale per le due ex blaugrana Losada e Andressa, nella brasiliana si è visto molto anche all’andata quanto fosse carica e ci tenesse a dare tutto. È stata speciale per tutte, ma per loro due ha significato qualcosa in più”.
Cosa ha imparato la Roma da quel confronto? “Ci ha mostrato che c’è sempre modo di migliorare. Essere al top in Italia non significa che non devi lavorare durissimo per crescere ancora e raggiungere i prossimi obiettivi. La prossima stagione sarà ancora più difficile e ora saremo noi quelle da battere. C’è sempre da dare il 100% e aiutarsi a vicenda per diventare ancora più forti senza mai fermarti allo stesso livello”.
Sei una campionessa d’Italia. Cosa significa questo per te? “Basta una parola: incredibile”.
Era il vostro obiettivo? “Sicuramente. Ho scelto la Roma anche perché pensavo che avremmo potuto lottare per il titolo, non mi aspettavo che sarebbe andata così bene perché se guardi il vantaggio in classifica che abbiamo accumulato (16 punti a una giornata dalla fine ndr.) è stata una stagione perfetta. Però sapevo che avremmo potuto battere la Juventus e le milanesi. Non abbiamo mai avuto un periodo in cui dubitavamo di potercela fare, anche perché siamo state praticamente sempre in testa”.
Qual è stata la tua partita migliore? Quale la più complicata? “Per quanto mi riguarda forse sono la stessa partita, quella vinta contro la Juventus al Tre Fontane (3-2 ndr.). Poco dopo l’inizio è stato dato un rigore per un mio fallo un bel po’ dubbio, ma comunque siamo riuscite a vincerla. Per me non è stato semplice rimanere in partita e metabolizzare di aver commesso un errore, ovviamente da giocatrice la testa poi ti dice di rialzarti e chiudere al meglio la prestazione. Sì, è stata la gara più difficile, ma poi abbiamo vinto e io ho chiuso con una buona prova ed è stato anche un successo molto importante per andare a vincere il campionato”.
Cosa pensi del dominio della Roma nel calcio femminile italiano, come club e come squadra? “Quest’anno è stato straordinario. Guardando la Primavera, la nostra squadra e poi dobbiamo ancora vincere l’ultimo titolo a disposizione, la Coppa Italia. È un’annata che resterà nella storia, il club ha lavorato negli ultimi cinque anni e sono contenta di restituire qualcosa anche a chi lavora qui da anni portando dei titoli. Mi piace molto anche come il settore femminile sia incluso nel club e penso che la Roma abbia un grande futuro davanti”.
Hai qualche suggerimento, data la tua esperienza, per continuare la crescita del club e della squadra? “Difficile dirne solo uno. Per me si tratta sempre di amare quello che fai e farlo al meglio, dare tutto per la Roma, portare sul posto di lavoro la migliore versione di te e anche cercare di migliorare chi ti sta vicino. Qualsiasi sia il ruolo che ricopri, puoi comunque dare un apporto per raggiungere grandi risultati come abbiamo fatto in questa stagione”.
Qual è la differenza tra vincere con il Bayern e con la Roma? “Vincere è bellissimo e negli sport di squadra serve l’impegno di tante persone che rendano ad alto livello. Per me la differenza è stata la cultura italiana, romanista. I tifosi sono molto legati emotivamente alla squadra e nello sport è davvero una bella cosa, essere fuori dal campo e sostenere la squadra…per noi è stato fantastico. Non ho mai provato una cosa simile in 15 anni al Bayern, i romanisti sono incredibili e non lo dico per dire, è qualcosa di davvero diverso ed entusiasmante”.
All’ultima al Tre Fontane ti cantavano “resta con noi”… “Ero emozionata. Quei momenti resteranno con me. Negli ultimi giorni ho pensato spesso “spero di aver fatto la scelta giusta nel ritirarmi” e quando i tifosi ti cantano così significa molto. Li voglio davvero ringraziare, loro ringraziano sempre me per quanto fatto quest’anno ma la realtà è che credo che molto di quello che abbiamo vinto è anche grazie alla spinta che ci davano loro, ovunque e con qualsiasi meteo. Sta a noi essere grate a loro”.
Cosa c’è nel tuo futuro professionale? “Voglio aiutare la crescita del calcio femminile in Austria, migliorare le condizioni del campionato e le possibilità di crescita per le ragazze. Non sarà facile, non lo è mai stato, ma è davvero un qualcosa che spero di riuscire a fare”.
Questa sarà una delle ultime interviste da giocatrice… “Sono concentrata sul godermi questi momenti e soprattutto sul vincere la Coppa Italia. A pensarci però mi dà sensazioni molto contrastanti, sono molto triste perché so che giocare e far parte di una squadra mi mancherà molto. D’altro canto, sono stata lontana da casa per metà della mia vita e tornarci mi rende felice, potrò vedere più la mia famiglia e mia madre”.
FONTE: Il Romanista – L. Frenquelli
https://tuttoasroma.it/ultime-notizie-as-roma/partite/campionato/serie-a-anticipi-e-posticipi-della-37a-giornata-fiorentina-roma-alle-18-del-27-maggio/