La verità è che non si possono vincere tutte. La Roma è umana, sbaglia, cade e si fama le, poi si rialza. Capita pure che si metta di traverso l’arbitro e il gioco è fatto. Spalletti è chiamato a fare meno errori possibili, troppi quelli di Genova, ma non può certo costruire il robot perfetto che servirebbe per superare la Juventus. Stavolta i giallorossi non sono riusciti a tenerle testa, hanno preso 3 gol dalla Sampdoria, dopo aver tenuto la casella delle reti subite vuota in questo inizio di 2017. Si può vincere 1-0, con gli scarponi per le gare sporche, ma si può (e non si dovrebbe) anche andare in vantaggio due volte e perdere 3-2 a Marassi, stadio storicamente maledetto. Spesso le statistiche la raccontano giusta: la Roma solo 2 volte nella sua storia è riuscita a fare 6 punti in un campionato in casa delle due squadre di Genova. Ci era riuscito, oltre a Liedholm, lo stesso Spalletti nel 2007-2008, ma il bis non c’è stato e le conseguenze sono pesanti: i bianconeri di Allegri vanno a +4, che in proiezione può diventare +7 con il match da recuperare col Crotone. Il Napoli, per la gioia di Spalletti, si è fatto bloccare in casa dal Palermo e resta a -2. Ma non c’è più solo da attaccare, la Roma nella prossima sfida con la Fiorentina dovrà guardarsi le spalle per non perdere il secondo posto. Difficile credere che l’allenatore toscano abbia scelto di non schierare Manolas, perno della difesa a tre che tante lodi aveva ricevuto per la solidità e la sintonia mostrata, perché un giallo gli avrebbe negato una maglia contro i viola, ma la soluzione Vermaelen dal 1′ non ha convinto: nonostante il belga avesse il piede giusto per il posto giusto, è stato sacrilego toccare qualcosa che funziona per inserire un tassello finora usato solo tre volte da titolare in campionato (l’ultima contro il Chievo il 22 dicembre, caso vuole che coincida con l’ultima rete incassata prima di ieri, 344 minuti prima di Praet).
Certo la colpa del ko non può ricadere su un solo elemento, la Roma tutta non ha saputo tenere le redini della partita, nonostante il buon inizio con Bruno Peres che a brucia pelo ha infilato l’ 1-0 alle spalle di Puggioni. Poi nella ripresa Dzeko ha risposto a Praet ed è stato bravo a bucare il portiere sul suo palo sull’assist di Palmieri dopo una bella azione a tutto campo di Perotti. Quindicesimo centro in Serie A per il bosniaco, prima volta in giallorosso invece per il brasiliano. Ma a rovinare la festa ci hanno pensato Patrick Shick, talento ceco su cui la Roma aveva messo gli occhi prima dell’approdo in Serie A, e il solito Muriel su punizione (che non c’era), complice la deviazione della barriera giallorossa. In tre minuti la gara ha cambiato volto e per scuotere la squadra Spalletti ha provato il doppio cambio offensivo: dentro Totti ed El Shaarawy, fuori Peres e De Rossi. Una sorta di 4-2-4 sbilanciatissimo, e sconclusionato. Non bastano nemmeno le giocate da antologia del capitano romanista, capace di mandare i compagni in porta con un tocco di prima, la Sampdoria chiusa a riccio porta a casa il risultato. Con brivido finale: al 95′ Silvestre atterra Dzeko in area di rigore, l’assistente di Mazzoleni sbandiera un fuorigioco inesistente e l’arbitro non vede il fallo da penalty, lasciando clamorosamente correre. Con Totti (e Perotti) in campo e il pallone sul dischetto sarebbe probabilmente finita in un altro modo, ma la storia non sarebbe stata poi così diversa.