Ci siamo. Il conto alla rovescia si sta esaurendo. Ungheria, Budapest, finale di Europa League, avversario il Siviglia che ne ha sei in bacheca, ultimo ostacolo da battere per concretizzare un sogno bis per la Roma di Mou. Anzi no, la Roma di Antonio.
Dopo Tirana, Budapest, due finali europee consecutive, roba che è già storia per la Roma e i romanisti. Del resto è stato lo stesso portoghese a parlarci di Antonio e che, poi, di Antonio ce ne sono decine di migliaia. Quelli che in queste ore stanno chiudendo lo zainetto con all’interno un paio di cambi e qualche panino con la mortadella, direzione un sogno.
Quelli che si sono dati appuntamento con tanti altri Antonio, stanno caricando van, pulmini, auto, e qualsiasi altro mezzo a motore funzionante perché per nessuna ragione al mondo possono pensare di non esserci. Quelli che comunque partiranno, «anche se il biglietto non sono riuscito a comprarlo, mi hanno chiesto cifre impossibili, ma a Budapest ci sarò perché voglio stare vicino alla mia Roma come sempre più di sempre». Quelli che sono saliti su un treno e dopo chissà quanti cambi scenderanno alla stazione di Budapest dirigendo si verso la Puskas Arena per poi rifare mezza Europa su strada ferrata sperando di ritornare a Roma e trovarla in festa perché, se sarà, la festa chissà quanti giorni durerà.
Quelli che sono i veri tifosi vip, altro che quelli che ci vogliono far credere vip. Quelli che sanno che c’è un tempo sognato che bisogna sognare. Quelli che sognano perché sanno sognare. Quelli che resteranno qui perché non ce l’hanno fatta. Quelli che comunque andrà dopo comunque ci saranno, come sempre più di sempre. Perché questa è la Roma di uno, mille, centomila, un milione di Antonio.
FONTE: La Repubblica – Piero Torri