«Alla fine ci condannano gli episodi». È la sintesi della lettura della partita di Luciano Spalletti, poi vai a capire se come episodi il tecnico della Roma si riferisca di più ai posizionamenti in occasione del gol del 2-2, allo scarso fraseggio sulla pressione avversaria nel corso primo tempo o agli errori arbitrali che proprio non gli vanno giù. Del resto, sono tutti episodi, anche se molto diversi tra loro. E se ne avrebbe fatto volentieri a meno un po’ di tutti, quelli delle decisioni di Mazzoleni li digerisce davvero a fatica.
GLI ERRORI ARBITRALI – Quegli episodi lì, poi, sono sostanzialmente due. Il presunto fallo di Rüdiger su Schick da cui è scaturita la punizione di Muriel per il 3-2 finale e il mancato rigore di Dzeko ad un soffio dalla fine per fallo di Bereszynski. «Partiamo dal fallo di Rüdiger che non è proprio fallo – attacca Spalletti — In quell’occasione è Schick che gli si butta addosso con il corpo per non fargli prendere la palla. Non è certo Toni a tentare di fare fallo». Poi l’episodio finale, che di fatto lo rabbuia ancora di più: «Questo è un episodio di lettura ancora più facile, La Rocca di Ercolano non si è comportato da assistente di linea dato che in quel momento non legge la situazione. Il fuorigioco non c’è, Dzeko è un metro e mezzo dietro la linea difensiva quando la palla parte. L’arbitro si è distratto ma il rigore lo aveva dato, è il guardalinee a toglierlo. E questo episodio qui ci disturba, perché la lettura era davvero facilissima». Disturba il tecnico che allude e disturba un po’ tutta la squadra: «I giocatori sono spappolati, distrutti. Lavoriamo tutta la settimana per fare risultati…».
GLI ERRORI DI SQUADRA – Poi, però, c’è anche l’altra di lettura, quella di una Roma incapace di gestire i due vantaggi e che nel primo tempo è stata sovrastata a lungo dal ritmo della Samp. Lì ci sono gli altri di episodi, quelli tattici. E anche mentali. «Diciamo che dopo i nostri gol non abbiamo mostrato maturità nella gestione del risultato. Nel primo tempo abbiamo sofferto. La Samp giocava meglio di noi, aveva ritmi alti, aggrediva e noi non siamo riusciti ad interrompere la loro pressione. Lì dovevamo mandarli a vuoto con il possesso palla, sbilanciarli con il fraseggio e cercare poi il lato scoperto. Nel secondo tempo no, siamo stati più alti, abbiamo avuto la partita in pugno. Ci sono stati solo questi tre minuti dove non abbiamo gestito le cose da squadra matura, ci siamo fatti cogliere di sorpresa da un momento. E non siamo stati sveltissimi nella lettura delle situazioni, soprattutto nella doppia respinta al limite dell’area».
SCELTE E SCUDETTO – Poi ci sono anche le scelte e il futuro, ma questo è un altro discorso. Tra le scelte di ieri, quella che è finita sul banco degli imputati è l’inserimento di Vermaelen al posto di Manolas. «Mi serviva uno capace di girare palla in funzione della loro pressione, aumentando la qualità in impostazione. In più Thomas mi permette di utilizzare un sinistro a sinistra, non volevo mettere un giocatore sul piede debole come sarei stato costretto a fare con Manolas. Poi ho fatto giocare Vermaelen: ex Barça, capitano del Belgio, non uno qualsiasi. In qualche momento poteva fare diversamente, ma abbiamo perso per altri motivi». Come quelli che devono spingere la Roma a crederci ancora nella rincorsa alla Juventus, nonostante la sconfitta di ieri sia pesante da metabolizzare. «Fino a che la matematica non ci condanna non è ancora finita per lo scudetto. Nel calcio è finita solo quando smetti di pensare alle cose nella maniera giusta. Ergo, non si cala di un centimetro, anche perché dobbiamo guardarci da squadre fortissime come il Napoli». E forse non solo…