Meglio tardi mal. Gli orrori degli arbitri che hanno derubato la nostra U21 hanno risvegliato una parte dei medie nazionali fin qui narcotizzati dal risentimento nei confronti di Mourinho e della Roma. Esistono tanti problemi nel calcio, ma come giustamente ha detto il designatore Rocchi non esiste un problema Mourinho, perché in verità esiste un problema arbitri, un problema federazione, un problema Lega, Figc, Uefa e Fifa.
Organizzazioni che hanno a cuore il solo profitto e il potere. Legittimo, ma il motto “fare soldi è l’unica cosa che conta”, parafrasa “vincere è l’unica cosa che conta”. Due slogan criminali. Il vergognoso Mondiale del Qatar, da tutti noi malati di calcio accettato, malgrado la disumana gestione e la morte di centinala di esseri umani, è passato senza che uno del soloni che animano il dibattito calcistico nazionale si sia Indignato. Troppo impegnati a stigmatizzare le violente proteste della panchina della Roma per accorgersi delle profonde ingiustizie che regnano in un mondo tossico, di cui purtroppo non possiamo ne sappiamo fare a meno.
Vincere piace a tutti, ma il più grande del campioni, come diceva Michael Jordan, sono più le volte che la vittoria non riesce ad agguantarla. Se contasse solo vincere intere tifoserie non ci sarebbero più. Giocherebbero sempre le stesse squadre. Invece sono i sentimenti che portano i tifosi a riempire di orgoglio e amore l’Olimpico, Il San Nicola o lo Zaccheria. L’amore per il calcio e per i propri colori manda avanti tutto il sistema. E chi lo gestisce calpesta ogni giorno questo sentimento.
L’Intervento del presidente Gravina dopo la rapina subita dall’U21 è emblematico. Un’umiliazione subita senza neanche reagire, senza neanche un pacato sussulto di dignità. Un mondo al contrario che fa ribrezzo, in cui la colpa è di chi grida “al ladro” e non del ladro stesso. Gli organismi internazionali si puliscono la coscienza con la scritta Respect, ma non rispettano nessuno.
La sentenza dell’Uefa sulla Roma è oltre il vergognoso, se equiparata ai fatti di Praga. Ma si sa, comanda il più ricco e il più potente. A noi non resta che la voglia di non mollare, l’orgoglio e la dignità. È per questo che amiamo Mourinho.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. De Andreis