Ventotto maggio 2017: i romanisti se la ricordano questa data. È la data dello “Speravo de morì prima”, quello striscione apparso all’Olimpico nel giorno in cui Francesco Totti si tolse per sempre la fascia da capitano stringendola al braccio di Mattia Almaviva, classe 2006, che in quel pomeriggio funesto per i cuori giallorossi aveva 11 anni ed era il capitano più giovane dentro la Roma.
Adesso quel ragazzino è cresciuto, è quasi maggiorenne anche se la barba ancora non si vede oppure è lui a non volerla far crescere a differenza di quasi tutti i suoi coetanei che hanno voglia di sentirsi un po’ più grandi. Non ne ha bisogno Mattia, che nel frattempo ha vinto due scudetti: quello con l’Under 16 l’anno scorso, e quello freschissimo con l’Under 17 (25 presenze e 11 gol in stagione) nella finale di Ancona contro l’Inter.
Un predestinato, con la benedizione Urbi et Orbi del capitano davanti ad uno stadio pieno non solo di persone ma anche di lacrime colme di nostalgia. Il ruolo è ben definito: attaccante che fa della duttilità e della tecnica i propri punti di forza, visto che sulla prima linea può coprire quasi tutti gli spazi. Da quel giorno i riflettori si sono accesi sulla sua carriera, che è passata anche attraverso la CT10 Management di Totti: un anno solo, dal 19 agosto del 2020: “Un giovane di grande prospettiva” annunciava Francesco.
Poi le strade si sono separate, adesso il ragazzo è gestito da Federico Pastorello. Ma quel passaggio di consegne, ormai vecchio di 6 anni, è rimasto scolpito nella mente e nel cuore di molti. Le qualità per sfondare ci sono, non si possono nascondere. E chissà, magari quel gesto allora simbolico può essere un segno del destino: il 10 del futuro dentro casa. Poca pressione.
La stagione della Roma dei giovani, comunque, non è ancora finita: perché dopo Marco Ciaralli è il turno di Gianluca Falsini, il tecnico dell’Under 16 che questa sera a San Benedetto del Tronto (ore 20, diretta su Dazn e sul sito della Figc) vuole vincere un altro scudetto nella finale contro la Fiorentina. I giallorossi quel triangolo che tutti sognano ce l’hanno cucito sulla maglia e vogliono difenderlo a tutti i costi, affidandosi in questo caso al centrocampista Giacomo Arduini, nipote di Giancarlo “Picchio” De Sisti. Un altro predestinato, direte voi. Sì, forse è proprio così.
FONTE: Il Messaggero – G. Mustica