Dopo la sconfitta contro la Sampdoria, che ha allontanato la Roma dalla Juve, la partita di stasera con il Cesena vale di più. Perché la Coppa Italia è un rifugio prezioso, e quel trofeo, che manca dal 2008, sarebbe il primo della gestione americana. Quindi Spalletti stasera farà poche concessioni al turn over. Vuole una Roma vera, per superare il turno e arrivare in semifinale, «che sarà bellissima, con la speranza poi di giocare la finale a Roma». La Roma si gioca tanto, e non può commettere errori contro il Cesena. Spalletti non vuole rinunciare ai migliori e chiederà ad alcuni giocatori di fare gli straordinari. Il tecnico si è preoccupato molto in queste ore di far superare alla squadra il contraccolpo psicologico della sconfitta di Genova. E si aspetta di vedere una reazione stasera.
CHANCE – Pochi i cambi sicuri. In porta ci sarà Alisson, secondo le gerarchie stabilite con Szczesny. In difesa torna Manolas, lo ha annunciato Spalletti ieri. A lasciargli il posto dovrebbe essere Vermaelen, che di fatto (anche se Spalletti ieri lo ha difeso) paga gli errori di Marassi. Sulla fascia sinistra si potrebbe rivedere titolare Mario Rui, che aveva giocato titolare anche contro la Sampdoria in Coppa Italia. A centrocampo è candidato a partire dall’inizio Paredes, che è stato sul mercato fino all’ultimo giorno della sessione invernale. Potrebbe risposare Strootman. In attacco una chance per El Shaarawy e Totti. Il tecnico potrebbe far riposare Perotti e Nainggolan. Su Dzeko sta riflettendo. Vero è che il centravanti ha già accumulato 30 presenze e 2.342 minuti in questa stagione. Un minimo di riposo non gli farebbe male. In panchina di sicuro ci sarà Grenier, che potrebbe trovare spazio per il debutto nel corso della ripresa. Ieri Spalletti ha fatto i complimenti al nuovo arrivato: «Sa coprire tutti i ruoli di centrocampo, è un giocatore tecnico, non ha una grandissima velocità, non è quello che si butta sulla fascia o sfora dietro le punte. Accompagna l’azione, ha un gran tiro, fa girare la palla, ha destrezza nello stretto per qualità e intuizione. Sa fare praticamente tutto, basta che non si allontani troppo dalla fascia centrale. E in grado di muovere la palla e di dare qualità al gioco, calcia da lontano, è capace di andare in rete da fuori quando accompagna l’azione. Per metterlo a suo agio posso utilizzarlo da centrocampista o come trequartista. Quelli sono i ruoli in cui si trova meglio. Ma ci deve far vedere che può giocare». Spalletti la prende alla lontana, ma sa perfettamente che il francese è una puntata al buio. Può avere il successo di Federico Fazio oppure la scarsa efficacia di cui finora ha patito Thomas Vermaelen. Questa è una stagione di purgatorio, sempre meglio comunque della penitenza che Grenier ha dovuto sostenere nelle ultime due. A fare i conti, tra frattura del femore, lesioni muscolari, contusioni, traumi vari ha messo insieme 416 giorni di degenza. Perdere più di un anno intero di carriera non è igienico, ma Grenier è abituato a vivere senza misurarsi. Nel Lione, squadra nella quale ha sempre giocato prima del trasferimento alla Roma, dal debutto del 2009 ha accumulato 152 presenze. Con 18 gol, che non sono una valanga ma neppure una manciata di polvere.
TENTAZIONI – Cinque apparizioni in Nazionale testimoniano della sua qualità, le 6 presenze totali in questa stagione possono testimoniare due cose: o che il mondo non conosce gratitudine, visto che adesso si dice completamente ristabilito e non gioca lo stesso, oppure che ancora non ha recuperato appieno condizione e confidenza. Fosse il Grenier dei primi anni, allora la Roma avrebbe ingaggiato un centrocampista di vaglia. Spalletti ha una voglia matta di buttarlo in campo prima possibile, anche questa sera. Si sa che è un uomo curioso