Procedere in ordine sparso può essere una buona tattica, a condizione che alla fine ci si ritrovi tutti nel posto giusto. Attualmente il Movimento 5 stelle che amministra Roma ha qualche problema in materia. Lunedì mattina era arrivato in Regione un documento ufficiale dell’assessorato all’urbanistica, quello retto da Paolo Berdini che resta il principale oppositore del nuovo stadio della Roma nella sua incarnazione progettuale di oggi. Conteneva una bocciatura netta dell’iniziativa a causa di un rischio di inondazioni nell’area di di Tor di Valle. Nel pomeriggio il vicesindaco Luca Bergamo, evidentemente ignaro del documento o almeno del suo peso politico, telefonava alla medesima Regione Lazio per annunciare la richiesta di sospensione della conferenza dei servizi, poi formalizzata e approvata. Ieri mattina la segreteria del sindaco Virginia Raggi ha fatto anche di più: ha chiamato l’assessorato regionale all’urbanistica per farsi inviare il testo della lettera. E’ stata anche convocata una giunta informale per discutere dell’argomento. In sintesi, gli amministratori sembrano marciare ognuno per proprio conto e verso una propria meta.
Il presidente della commissione trasporti, Enrico Stefàno, ha dichiarato a Tele Radio Stereo: «C’è l’intenzione del Movimento 5 Stelle di fare lo stadio. Il problema è quello delle cubature. Prima del 3 marzo contiamo di trovare un accordo con i proponenti. Se verranno ridotte le cubature, lo stadio si farà». Esiste una corrente, a quanto si sa piccola ma forte dal punto di vista politico, che resta contraria all’opera. E che attira sull’amministrazione, naturalmente, gli attacchi e i colpi di balestra degli avversari politici. Tipo rappresentanti del Pd come Carlo Lucherini («Paralisi decisionale») e Marco Miccoli («Incapaci, irresponsabili amministratori da operetta»). Trenta giorni per venire a capo di questo ginepraio, praticamente nulla. E in fondo, non più nascosto, l’incubo della causa da centinaia di milioni che la Roma è pronta a intentare al Comune se lo stadio non si farà.