Mourinho? In scadenza. Pinto? Pure. Il segretario Lombardo? Non si discosta dai primi due. Se a loro si aggiungono l’intero staff tecnico, i cinque calciatori in prestito (Lukaku, Renato Sanches, Azmoun, Llorente e Kristensen) più i tre con il contratto che termina nel 2024 (Spinazzola, Rui Patricio e il terzo portiere Boer), la sensazione di una Roma giunta a un “all-in” gestionale è sempre più forte. E questo senza contare gli 8 elementi (Belotti, Dybala, El Shaarawy, Bove, Karsdorp, Kumbulla, Zalewski e Smalling) che a giugno, avranno 6 mesi per trovare un’intesa prima di essere liberi di firmare per altri club. Difficile dire se la Roma sia oggi all’alba della fine di un ciclo oppure pronta a cogliere in campo lo slancio per rilanciare un matrimonio che ad oggi appare trascinarsi stancamente all’epilogo.
Molto, se non tutto, dipenderà dalla qualificazione alla prossima Champions. Restare per il sesto anno consecutivo a guardare gli altri partecipare alla competizione che dalla prossima stagione, con il nuovo format, acuirà ancora di più la distanza tra chi c’è e chi non c’è, economicamente non è più possibile. E l’operazione last-minute di Lukaku ne è la conferma: il leasing di Romelu peserà sulle casse giallorosse per 2 milioni al mese.
Praticamente quanto sarebbe costata l’intera operazione Marcos Leonardo che a Trigoria sperano, a questo punto con altre cifre, di chiudere a gennaio. «L’ambizione dei Friedkin» (cit.) è ormai chiara. A renderla pubblica ci ha pensato Pinto a inizio settimana, approfittando dell’occasione per ricordare come nei prossimi due anni la Roma potrà spendere al massimo il 70% dei ricavi. Vien da sé quello che potrebbero rappresentare i 50 milioni (e più) della Champions: manna dal cielo.
Poi ci sarà tempo anche per discutere di altro. Ma adesso la Roma a tempo determinato di questa stagione è chiamata a rispondere sul campo. E dovrà essere capace di invertire una consuetudine pericolosa. I terzi anni di Mourinho, infatti, sono spesso scivolosi, come accaduto al Chelsea e al Real Madrid, o addirittura mai iniziati (Porto e Inter). Quando c’è lo Special di mezzo è come se al terzo giro di giostra si rompesse qualcosa.
La strategia della ricerca del nemico da combattere ad ogni costo, paga per il primo biennio. Poi qualcosa cambia. Si supera un limite, dove giocare sui nervi, sulle motivazioni, svuota chi già lo fa da due anni. Per questo motivo, l’altra faccia della medaglia rappresentata dai sei prestiti più i due parametri zero (Ndicka e Aouar), potrebbe rivelarsi la linfa che serve. Tutti o quasi hanno bisogno di rilanciarsi. Soprattutto Lukaku per il quale l’ambiente-Roma potrebbe rivelarsi fondamentale come lo è stato lo scorso anno per Dybala.
FONTE: Il Messaggero
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