Le cento partite in Serie A di Romelu Lukaku sono da record. Il gol segnato al Torino non basta per i tre punti, ma è solo l’ultimo di una serie di reti che lo hanno reso un grande centravanti. In 100 partite di Serie A ne ha realizzati 59, solo in cinque ne hanno segnati di più. Ha dovuto aspettare 68 minuti, vissuti tra spintoni, calci alle caviglie e marcature raddoppiate e triplicate. Buongiorno gli si è praticamente attaccato alla schiena per tutta la gara, non voleva farlo muovere, ma alla fine Romelu ha avuto la meglio. Passaggio di Kristensen in area, Romelu spalle alla porta (e Buongiorno dietro di lui), addomestica il pallone all’altezza del dischetto di rigore, si gira e tira spiazzando Milinkovic-Savic che si è buttato dalla parte opposta. È corso sotto il settore ospiti per festeggiare, ha esultato assieme ai romanisti e ai compagni che lo hanno cercato per tutta la gara.
Quella con Dybala una coppia che fa paura, da tenere sotto stretto controllo perché sta nascendo anche l’empatia che Mourinho si aspettava. Si cercano in continuazione e quando uno dei due sceglie l’azione personale, chiede scusa l’altro. Non solo, Lukaku è anche un allenatore in campo. A volte sembra di vedere Mourinho che dà indicazioni: parla con la squadra, chiede rinvii veloci al portiere, si propone in continuazione e indica ai compagni cosa fare con il pallone tra i piedi. Ha una visione di gioco impeccabile, pari a quella di un tecnico. Per questo José difficilmente ne farà a meno, lo ha lasciato in campo per tutta la partita perché sperava in un suo gol negli ultimi minuti per portare a casa la vittoria. Non c’è riuscito, ma José è inamovibile: su quattro partite, lo ha fatto partire dalla panchina solo contro il Milan (perché era appena arrivato), salvo poi inserirlo per i 20 minuti finali. Poi sempre titolare, perché più gioca e più migliora. E i margini di crescita sono ancora ampi.
FONTE: Il Messaggero
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