L’aereo non decolla ancora, ma l’agenda è già piena. Ed è di quelle che orientano il futuro prossimo della Roma, a breve e a media scadenza. James Pallotta manca a piazza del Popolo da metà settembre, anche allora la Fiorentina come avversario: passeggiate, microfoni, incontri, decisioni e pubbliche relazioni. Ecco: ci vuole pazienza, un mese ancora. Inizio marzo è la data giusta, perché poco è rimandabile e tanto va deciso.
QUI STADIO – Il primo marzo si giocherà il derby d’andata di Coppa Italia, ma il circoletto rosso del presidente è sul numero 3, il giorno della chiusura della Conferenza dei servizi che chiarirà definitivamente gli scenari sullo stadio a Tor di Valle. Dentro o fuori, senza via di mezzo. E un via di mezzo forse è quella che sarebbe la Roma – intesa come squadra – senza il nuovo impianto, «aurea mediocritas» fatta di tanti ottimi piazzamenti, con la possibilità-illusione di guardare il cielo, sfiorarlo, ma mai afferrarlo davvero. Che il destino di Pallotta alla guida del club sia legato alla costruzione del nuovo stadio fa parte della vulgata del Grande Raccordo Anulare, ma è discorso prematuro e, forse, persino opposto rispetto alla realtà, a leggere bene tra le righe. Sopra le righe, invece, una certezza c’è già: il passo più lungo, quello che va da un Defrel che non arriva a un Manolas in predicato di salutare, quello che un domani garantirebbe di avvicinare la Roma al fatturato della Juventus (oggi 218 milioni contro i 341 bianconeri), di fatto resterebbe un miraggio senza Tor di Valle, pure al netto di un fair play finanziario che dopo il 2018 lascerà le mani più libere al club.
QUI SPALLETTI – È una partita decisiva a media e lunga scadenza. A stretto giro di posta – a marzo, quando sennò? – Pallotta deve risolvere le questioni contrattuali di Spalletti, Totti e De Rossi. Sono molti i segnali che fanno pensare a un rinnovo dell’allenatore (per dirne uno: la cessione poi non concretizzatasi di Gerson), ma il terreno non è del tutto pianeggiante. L’appuntamento che dirigenza e Spalletti si sono dati per sciogliere il nodo coincide più o meno con la tempistica dello sbarco a Roma di Pallotta: naturale che il tecnico voglia garanzie sulle prospettive di crescita del club. «Non sono tornato qui per altri secondi posti», ha sempre ripetuto. E il continuo richiamo all’ossessione della vittoria, oltre che un messaggio deciso ai giocatori, è un evidente sottotitolo alle responsabilità della società.
CAPITANI E SPONSOR – Più semplice – paradosso solo un anno fa – sarà stabilire i rinnovi di De Rossi e Totti. Meno dubbi sul primo, che però vede scorrere i giorni in cui potrebbe firmare con un altro club. Giocatore e società hanno già ragionato su un nuovo accordo biennale: l’ora si avvicina. E magari una chiacchierata con Pallotta chiarirà le idee anche a Totti, oggi molto più indeciso sul futuro rispetto a 12 mesi fa. Chissà, magari nel frattempo qualcosa si sarà mosso sul fronte sponsor: a Trigoria raccontano di uno stato di calma solo apparente, il punto è che in passato le richieste elevate del presidente hanno talvolta allontanato potenziali partner interessati. Anche qui, nel nome di uno stadio che pare il Godot di Samuel Beckett.