C’è una Roma con Dybala e una senza. Ce n’è un’altra con Lukaku e una senza. Un’altra ancora quando Smalling è presente o ai box. Ma c’è soprattutto una Roma con Cristante. Nel caso di Bryan non è contemplata l’assenza. Cristante c’è sempre. Dieci gare stagionali in giallorosso, altrettante presenze dal 1′ cosa abbastanza singolare per un calciatore di movimento, senza mai essere sostituito. Nemmeno fosse un portiere. Della serie: 900 minuti più recupero? Bryan li ha giocati tutti, dal primo all’ultimo secondo. Un attestato di stima di Mourinho senza eguali visto che il nazionale azzurro (divenuto ora il perno anche di Spalletti) è l’unico della rosa a poter vantare questa prerogativa. In pochi se lo ricordano, ma già De Rossi nel 2019 ci teneva a dire «che c’è Cristante che non è romanista, è del Nord, eppure io ne vorrei altri cento come lui. Ci mette l’anima in allenamento, in partita, sempre. Questo è lo spirito».
Un’investitura, una sorta di passaggio di testimone che oggi non viene più visto come blasfemia. Merito di Bryan che domenica all’ora di pranzo contro il Monza, ancora deve capire dove giocherà. Classe 95, con il contratto rinnovato da poco sino al 2027, potrebbe ambire ad entrare nella top 10, andando a insidiare mostri sacri come Tancredi, Nela e Conti.
Tempo al tempo. Il futuro, ad oggi, è rappresentato dal Monza. Serve vincere per risalire la classifica e tornare a giocare la Champions. Torneo che la Roma e Bryan non grano da anni. Troppi, soprattutto per uno come Cristante che prima di esordire in A, lo fece proprio in Champions, all’età di 16 anni, 9 mesi e 3 giorni.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina
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