Gli arbitri non arrivano all’Olimpico prevenuti, ma preparati. Proprio come allenatori e calciatori preparano le loro tattiche. A nessuno è antipatico Mourinho, figuriamoci adesso che è un agnellino, che come accaduto domenica nel lunch match accarezza e abbraccia gli arbitri, calma i suoi collaboratori e dopo la gara non commenta neanche più gli episodi.
Non assume lo sciroppo del Papu, ma camomilla mattina e sera. Non fa mica come Palladino, che ha ristabilito la parità numerica per il Monza dopo l’espulsione di D’Ambrosio, con continue uscite di inzaghiana memoria dall’area tecnica che all’Olimpico fa provincia.
Il peccato mortale, all’occorrenza, è quello di gesticolare e mimare. Evitabile? Forse sì, ma anche no. Santa adrenalina. Al limite accollandosi un cartellino giallo, che pure è previsto per gli allenatori (per certi, pardon). Sempre che l’arbitrucolo di turno non cerchi pubblicità a gratis.
Si dice che non si può avere uniformità perché difformi sono le interpretazioni. In effetti la prova arriva da San Siro, dove Mariani e Marcenaro hanno consentito ad Allegri di uscire dall’area tecnica, entrare sul terreno di gioco, fare uno strip tease, prendere a calci i tabelloni pubblicitari, rientrare negli spogliatoi urlando di tutto a tutti prima di comminare un cartellino giallo.
Infine, una considerazione per coloro i quali col pallottoliere stanno contando le volte in cui Mou si fa squalificare per non incontrare il suo vecchio amore nerazzurro. Se avesse voluto davvero saltare Inter-Roma perché mai gesticolare rivolto in pratica alla Monte Mario al 96’? Avrebbe potuto fare come Palladino per 90’, al limite.
Per non correre in vista del ritorno in casa, per Roma-Inter quindi, potrebbe emulare l’amico Max, sempre che la partita che la precederà non sia diretta da Mariani e Marcenaro. Così potrà continuare in pace a togliere i peccati del mondo. Intanto l’orribile Roma di Mourinho al compimento della nona giornata è settima a tre punti dal quarto posto.
FONTE: Il Romanista – G. Fasan
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