José Mourinho si riprende la scena alla sua maniera, anche se il tono sembra diverso. Più dolente, verrebbe da dire, come un generale che torna in battaglia senza mai avere soddisfazioni. Così gli strali verso la Lega di Serie A, il mercato e persino i vertici del proprio club, danno l’impressione di un uomo solo, che ha come scopo primo quello di battere oggi il Lecce per continuare a coltivare il sogno della qualificazione alla Champions. Eppure il match finisce sullo sfondo, visto che l’allenatore portoghese decide di rispondere alla frase dell’a.d. della Lega, Luigi De Siervo, che aveva definito “alibi” le dichiarazioni dello Special One dopo il k.o. con l’Inter.
“Nel calcio la parola alibi non si utilizza in anticipo – spiega Mou – mentre noi parliamo del calendario dall’inizio del campionato. Capisco che nel calcio c’è tanta gente arrivata con il paracadute. Non è il loro mondo, non lo conoscono, vengono per status o politica, per l’abito o la cravatta. Non è nata e cresciuta nel calcio. Queste persone vanno rispettate per lo status e basta. Non vale la pena commentare. È come se io parlassi di fisica atomica o di cinema. Sono dei paracadutisti che sono arrivati e che sono qui. Dobbiamo rispettarli a questo livello. Non sanno cosa significa giocare dopo 3 giorni, o lo sanno e fanno finta di non sapere e sarebbe peggio. Dopo ogni partita siamo la squadra che soffre di più e dimostra che la Roma è penalizzata. Ma i tifosi non sono degli scemi perché se in ogni partita la musica della Lega è fischiata, ci sarà un motivo”.
Ma José non si ferma solo alla Lega, perché lamenta che la dirigenza faccia poco in questo senso. “Se il nostro club non fa questa domanda pubblicamente e a livello istituzionale, sono sempre io che devo parlare delle stesse cose e magari non dovrei farlo. Succederà anche la prossima settimana prima del derby, anche se in questo caso sarà solo sfortuna”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini