Raggi risponde con un tweet al pressing della Roma sullo stadio a Tor di Valle: «Caro Francesco Totti ci stiamo lavorando. #FamoStoStadio nel rispetto delle regole. Ti aspettiamo in Campidoglio per parlarne». Per la prima volta la sindaca esprime un sì all’opera, anche se nell’incontro di oggi con i proponenti (il club e il costruttore Parnasi) il Campidoglio chiarirà come affrontare la questione cubature, il nodo della trattativa. Dopo i messaggi segnati dall’hashtag #Famostostadio di capitano e allenatore della Roma, Francesco Totti e Luciano Spalletti, ieri sono scesi in campo anche gli avversari politici di Raggi, il segretario del Pd Matteo Renzi e il ministro dello Sport Luca Lotti. «Non è solo un fatto economico per il territorio, ma soprattutto un fattore di crescita e competitività», ha scritto Renzi sul suo blog. «Il governo non c’entra niente. Ma io sto con il Mister Spalletti. #famostostadio», il tweet di Lotti che riprende l’incursione in diretta su SkySport del tecnico romanista per lanciare il pressing sul Comune. Anche il presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito, è intervenuto per tranquillizzare Totti. «Non te preoccupà Capitano: #famostostadio e #famolobene. Con ASRoma lavoriamo a progetto innovativo».
Che dovrà essere definito entro il 3 marzo, quando scade la proroga richiesta dal Campidoglio dalla Conferenza dei servizi. È quella l’ultima frontiera di Raggi per risolvere la diatriba interna sulla questione stadio: da una parte l’assessore «contro» Paolo Berdini, dall’altra l’ala morbida, guidata dal vicesindaco Luca Bergamo e dall’assessore allo sport Daniele Frongia. «Vedo che sullo Stadio il Comune sta cambiando idea. Se è così, entro il 3 marzo produca atti ufficiali», ha twittato ieri il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti.
E sempre ieri, sul blog, Grillo è tornato a blindare Raggi rivendicando i «43 successi più importanti di Virginia e della sua giunta nei primi 7 mesi di governo»: dagli oltre 366 milioni di euro per il trasporto pubblico all’abbassamento della tariffa sui rifiuti. «Non sono parole, sono fatti», ha scritto il garante M5S.